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Rassegna stampa [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

(IL GIORNALE)
In Parlamento sulle orme di mio nonno

16/6/2001

Al telefono Giacomo Mancini, 28 anni, non 85. Il nipote. Tra i più giovani parlmentari appena eletti. Esordio soddisfacente? “Emozionante, direi”. Calabrese purosangue? “Sono nato a Bologna, mia madre era di là”. Politica a parte? “Avvocato penalista, ho uno studio qui a Cosenza, ma ho iniziato a Roma nello studio di Tommaso Mancini”. Un altro Mancini? “Nessuna parentela, era uno degli avvocati dei terroristi rossi”. E la politica? “Iniziata al liceo, quando essere socialisti era piuttosto complicato…la politica era come il tifo per una squadra di calcio”. Erano i tempi di Craxi… “Si… e la legge sulla droga…” Poi il Psi è andato in pezzi. “Ed io ho seguito i consigli di mio nonno”. Ovvero? “Lui non ha aderito a nessuno dei segmenti superstiti. Nel ’93 ha presentato una lista civica. “Cosenza Domani” e ha vinto. Così oggi è ancora sindaco…” Parliamo di lei. “Vorrei dare il mio piccolo contributo per la regione, per la mia gente, e anche per un grande progetto politico”. Quale? “Creare un partito del socialismo europeo”. D’Alema docet. “Si, ma non voglio iscrivermi ad un clan. Mi interessa l’idea…” però si è iscritto al gruppo di Ds. “Con l’obiettivo che ho detto. In Calabria abbiamo colto un successo importante, un’esperienza da ripetere”. Comodo essere nipote di suo nonno? “Beh, sarei bugiardo se dicessi che non mi ha aiutato. Ma credo che alla fine vada avanti chi merita”. Le polemiche sul nepotismo? “Le trovo singolari. C’è una legge che mi impedisce di fare politica? Paolo Maldini è figlio di Cesare, per questo bisognava impedirgli di giocare al calcio? I rapporti con suo nonno? “Splendidi”. Conflitto generazionale? “Mai. Lui è un uomo moderno. Mi dice sempre di guardare agli interessi concreti dei giovani della mia regione. Quando non ci sarà più per me sarà molto dura…” Quale speranza coltiva? “Di dare un futuro diverso alla nostra gente, di strappare la Calabria dal ruolo di fanalino di coda dell’Italia”. Paolo Meli
 


 
 
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