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Rassegna stampa [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

(GAZZETTA DEL SUD)
Grandi progetti per rilanciare la politica

18/2/2003

Una Calabria che insegua grandi traguardi e tracci nuove opportunità di sviluppo e che abbandoni definitivamente le manovre di piccolo cabotaggio, gli accordi di potere, le intese sottobanco tra maggioranza e opposizione. Questo l'obiettivo che il deputato Giacomo Mancini, leader del Pse, indica ai partiti alleati della coalizione di centrosinistra. La crisi della politica. Cosa c'è da fare per ricostruire un rapporto di fiducia tra i cittadini e i partiti? «Se non stiamo attenti finiremo per dare ragione a Bossi e a quanti lavorano contro il Mezzogiorno, considerandolo una zavorra che frena il processo di sviluppo dell'intero paese. Ci sono comportamenti negativi dei gruppi dirigenti locali che continuano a dare una immagine negativa della Calabria. Il tempo delle clientele, degli inciuci, degli imbrogli non è purtroppo finito. Dobbiamo prenderne atto non per rassegnarci ma per reagire con determinazione». -Quali sono i punti deboli della politica calabrese? «La Calabria non ha una adeguata rappresentanza in campo nazionale. E spesso parlano in nome della nostra regione personaggi che nulla sanno della Calabria. Tutti abbiamo letto dell'incontro del governatore della Lombardia Formigoni con il vice premier dell'Iraq, Tarek Aziz. Una iniziativa che ha testimoniato la volontà di un presidente di Regione che vuole svolgere un ruolo internazionale. Facciamo il raffronto con il governatore della Calabria, Chiaravalloti, che non parla nemmeno con i sindaci della nostra regione e che invece avrebbe dovuto creare rapporti con i paesi del Mediterrano, agevolare i contatti tra l'Unical e le università della Grecia, della Turchia, del Nord Africa. Anche per quanto riguarda i grandi progetti la Calabria fa da spettatrice. Un esempio. Il ponte sullo stretto è un'opera che va inserita in un discorso più ampio, in una prospettiva che lo colleghi al grande corridoio che dai paesi scandinavi scende verso il Sud». -Un giudizio impietoso e forse anche eccessivo. «Un giudizio che fotografa la realtà. Se non si cambia strada la Calabria rischia di accentuare il suo isolamento e di aggravare la sua crisi. Un isolamento che riduce le opportunità di sviluppo e di modernizzazione proprio quando è stato rotto l'isolamento delle conoscenze. I giovani sanno ormai perfettamente, con Internet e con altri mezzi, quel che accade nelle altre parti d'Italia e del mondo, dove le opportunità sono maggiori e dove c'è una classe politica più concreta, più accorta che sa misurarsi con i problemi». -E però quello della classe dirigente non è problema che può essere chiuso solo nei confini del centrodestra. Non le sembra che anche nel centrosinistra le cose non vadano meglio? «Quello della classe dirigente è, per tutti, la vera sfida da vincere. Nel centrosinistra dobbiamo lavorare in questa direzione tenendo ben presenti le battaglie riformiste e socialiste degli anni Settanta. Il centrosinistra non può continuare ad attardarsi in battaglie di retroguardia, lasciandosi invischiare in giochi clientelari. V'è anche da augurarsi che pure nel centrodestra si recuperino energie e competenze che possano rappresentare dignitosamente la nostra regione. Deve finire l'idea della Calabria come periferia dell'impero. Di calabresi che emergono è pieno il mondo. Possibile che la Calabria non riesca a valorizzare intelligenze costrette a emigrare per emergere e affermarsi? -Cambiamo argomento e parliamo di candidature. Cominciando dalla Regione. É già tempo di nomi. «É giusto porre all'ordine del giorno il tema delle candidature. Si tratta di scelte importanti specie se si tiene conto che gli ultimi treni per lo sviluppo della Calabria passeranno nei prossimi anni. Non possiamo perderli. Ecco perchè bisogna scegliere bene. Candidature autorevoli e programmi credibili. Un'idea forte per vincere». -Con quali candidati? «Ce ne possono essere molti. Se proprio debbo fare dei nomi indico quelli di Marco Minniti e Agazio Loiero». -L'appuntamento elettorale più importante e più ravvicinato è quello dell'anno prossimo per il rinnovo del consiglio provinciale. Ed è perciò più urgente pensare al nuovo presidente della Provincia più che a quello della Regione. Chi sarà il leader del centrosinistra per le elezioni provinciali? «Ci vuole una sintesi tra l'attività positiva della attuale amministrazione e la necessità di attrezzarsi ancor meglio per affrontare i nuovi compiti e le nuove sfide. Il candidato alla presidenza della Provincia deve saper allargare i confini della coalizione di centrosinistra, deve saper parlare a quella parte dell'elettorato che non ha ancora compiuto una scelta di campo o che è deluso dal centrodestra. E dovrà essere un candidato che sappia tener conto della tradizione socialista che ha scritto pagine importanti». -Come sceglierlo, con quali regole? «Le regole sono importanti, le primarie possono essere uno strumento utile ma restano fondamentali i programmi, i progetti, le idee che puntino a creare nuovi canali di collegamento con i giovani, con la società. I partiti, anche e soprattutto nel momento delle scelte importanti, non possono restare chiusi nelle loro stanze, non possono commettere gli stessi errori del centrodestra. La coalizione di centrosinistra deve caratterizzarsi per la sua capacità di dialogo e di apertura. Le regole per la scelta dei candidati ci vogliono ma non appassionano davvero nessuno». -Cosa chiede ai partiti del centrosinistra? «Di far tornare al centro del dibattito politico i temi che riguardano il futuro della nostra regione, le ipotesi di sviluppo». -Un'ultima domanda sulla situazione politica e amministrativa cittadina e sulla Giunta Catizone. «Ricordo innanzitutto, con orgoglio, che in città il centrosinistra ha vinto anche se in condizioni difficili, di divisione. La nuova amministrazione ha cominciato bene il suo lavoro, sta affrontando con determinazione il suo compito. Tutta la struttura comunale sta portando avanti una proficua attività che si muove nel solco tracciato negli ultimi dieci anni di buona amministrazione. É opportuno, adesso, non perdere tempo in inutili polemiche inseguendo gli sconfitti della competizione elettorale. Un sindaco giovane, una buona struttura debbono continuare a qualificarsi sul piano della corretta amministrazione. Se si governa bene si ottengono ottimi risultati e si conquistano nuovi consensi».
 


 
 
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