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Rassegna stampa [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

(IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA)
Battaglia in Parlamento, Mancini annuncia modifiche

24/6/2003

Giacomo Mancini jr, deputato dell’Ulivo, è intervenuto questo pomeriggio alla Camera nel corso della discussione generale del provvedimento relativo alla riforma della disciplina degli esami di abilitazione alla professione forense. Al termine dell’intervento ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Abbiamo ottenuto molti cambiamenti per un provvedimento che ritenevamo non giusto, sbagliato e penalizzante per gli aspiranti avvocati e soprattutto per quelli delle regioni meridionali. Grazie all’azione dell’Ulivo, in alcune fasi sostenuta anche da alcuni gruppi della maggioranza, è stato possibile confermare l’espletamento dell’esame nella stessa sede per la prova scritta e quella orale, la reintroduzione dell’utilizzo dei codici commentati e, risultato questo che è motivo per me di grande orgoglio come presentatore dell’emendamento, il rinvio di un anno dell’entrata in vigore di alcune parti del provvedimento. Adesso continueremo nella nostra battaglia. C’è chi si scandalizza per il fatto che a Catanzaro la percentuale di promozione è troppo elevata. Noi al contrario ci scandalizziamo per il fatto che le opportunità offerte ai giovani meridionali siano poche e assai minori rispetto a quelle offerte ai cittadini delle altre regioni. La priorità del Governo doveva essere il Mezzogiorno. Anche con questo provvedimento è evidente che invece sia tutt’altra”. Si allega l’intervento integrale svolto nella seduta parlamentare di questo pomeriggio. Signor Presidente, noi riteniamo che questo decreto-legge proposto dal ministro sia ingiusto, sbagliato e penalizzante per i praticanti avvocati e ancora di più per quelli provenienti dalle regioni meridionali. Lo abbiamo detto in Commissione e lo confermiamo anche oggi qui in aula. Facciamo questo, nonostante gli importanti risultati ottenuti, nonostante il fatto, evidenziato dal relatore e confermato dal ministro - e non poteva che essere così -, che in Commissione abbiamo ottenuto importanti cambiamenti rispetto al testo originario del decreto-legge. Noi potevamo soffermarci soltanto su questo e potevamo ironizzare sul fatto che il ministro, che si era presentato irremovibile e in nessun modo disponibile a valutare ogni più piccolo cambiamento, avesse poi stravolto l'impostazione iniziale. Avremmo potuto, dicevo, sottolineare con enfasi e soddisfazione, che comunque rimane e della quale siamo orgogliosi, i cambiamenti apportati. Innanzitutto, grazie alla ferma e motivata opposizione dei parlamentari dell'Ulivo, sostenuti da grande parte delle componenti della Casa delle libertà, abbiamo ottenuto che l'esame scritto e quello orale si continuino a svolgere nella stessa sede. Abbiamo ottenuto poi - cosa non da poco - che il divieto di utilizzare i codici commentati, inizialmente contenuto nel decreto-legge, fosse eliminato. Prima si potevano utilizzare i codici commentati; oggi, si potranno ancora utilizzare i codici commentati. Avremmo potuto enfatizzare ancora di più l'emendamento - tra l'altro, questo lo faccio con grande soddisfazione, perché si tratta di un emendamento da me presentato che è stato approvato all'unanimità dalla Commissione - che consente di ritardare l'applicazione del decreto-legge di un anno, rendendo di fatto il provvedimento non applicabile per un anno in una sua parte importante. Avremmo potuto limitarci a dire che siamo stati bravi, che l'opposizione, attraverso la sua opera di protesta e di proposta, ha svolto una positiva attività parlamentare. Invece, noi oggi non ci limitiamo a fare questo, ma vogliamo continuare nella nostra battaglia contro questo provvedimento, convinti come siamo che il paese e il sistema della giustizia abbiano più che mai bisogno di una riforma organica della professione forense. Non si deve trattare di una riforma tampone - espressione usata poco fa dal ministro -, ma di una riforma che deve cambiare, modificare, migliorare gli elementi caratteristici della professione forense. Siamo profondamente convinti che una seria classe dirigente debba avere tra le sue priorità quella di garantire al paese professionisti altamente qualificati. Per questo motivo ci teniamo ad evidenziare che questo Governo, attraverso il provvedimento in esame, non otterrà nulla di tutto ciò. Nel pronunciare queste parole mi rivolgo ai colleghi della maggioranza, ma anche a quei colleghi dell'Ulivo che hanno espresso una certa disponibilità nei confronti di questa riforma. Utilizzando il tempo che ho ancora a disposizione vorrei passare al merito della questione e, nel fare ciò, sottolineo che il principio guida del legislatore dovrebbe essere quello secondo cui l'esame di accesso alla professione forense è da considerarsi un esame di abilitazione. Con ciò, intendo dire che quest'ultimo deve rappresentare la tappa finale di un percorso formativo iniziato con il conseguimento della laurea in giurisprudenza e proseguito con lo svolgimento della pratica legale di durata biennale (in merito a quest'ultimo punto ci tengo a precisare che dopo il primo anno di pratica forense si ottiene l'abilitazione a patrocinare dinanzi alle magistrature minori).
 


 
 
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