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Rassegna stampa [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

(IL SOLE 24 ORE)
Decreto esami sul filo di lana

24/6/2003

Sarà una votazione sul filo di lana quella di oggi sulla riforma dell’esame forense. Ieri, nell’ambito della discussione generale alla Camera sul ddl di conversione del decreto legge 112/2003, sono emerse forti divergenze nella stessa maggioranza. Intanto, sempre oggi, inizia la prima sessione 2003 di abilitazione per quei professionisti – come gli architetti – che svolgono l’esame di Stato nelle università. A difendere il provvedimento di riordino dell’esame forense, nel dibattito a Montecitorio, è intervenuto ieri il Ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Il Guardasigilli ha chiarito, anzitutto, che il governo non intende procedere con misure che risultino punitive per gli esaminandi. “Oggi, alla luce delle correzioni apportate – ha spiegato Castelli – c’è un unico elemento di novità; il candidato non sa chi correggerà il compito. Qualcuno dovrà spiegarmi, e finché non me lo spiegherà resterò convinto della bontà di questo provvedimento, perché l’esaminando abbia l’assoluta necessità di sapere a priori chi correggerà il suo compito. Sono convinto che spezzare il legame attualmente esistente tra territorio e commissioni porterà a criteri di valutazione più equi”. Castelli si è detto d’accordo con l’osservazione che questo sia un provvedimento tampone, che non blocca il turismo forense. Ma, per via Arenula, costituisce il primo tassello per ricostruire un esame di stato che si svolga in “un quadro di chiarezza, trasparenza e omogeneità”. Le rassicurazioni di Castelli non hanno convinto, tuttavia, l’opposizione. Giacomo Mancini ha definito il dl “ingiusto, sbagliato e penalizzante per i praticanti avvocati e ancor di più per quelli provenienti dalle regioni meridionali”. E ha rivendicato i cambiamenti apportati in commissione giustizia, come la possibilità che l’esame scritto e orale si continuino a svolgere nella stessa sede. Come alternativa al Dl, Marcella Lucidi (Ds), ha rilanciato il ruolo delle scuole legali come momento di formazione che consenta di arrivare all’esame di avvocato attraverso un approccio di conoscenza della vita pratica che la professione richiede. Anche Pierluigi Mantini, responsabile per le professioni della Margherita, ha ribadito la contrarietà del suo partito alla conversione del dl 112. “Siamo convinti – ha detto Mantini – che vi sia la necessità di riformare le norme che disciplinano la formazione dei praticanti avvocati, ma riteniamo che i problemi inerenti le iniquità registrate nell’esame forense non siano risolvibili con il sistema delle tre commissioni competenti che rischia, piuttosto, di aumentare il contenzioso per i diversi metodi e criteri usati nelle correzioni. E nella stessa Casa delle Libertà le posizioni sembrano essere ancora inconciliabili. Mentre il relatore del Ddl di conversione, Luigi Vitali (Forza Italia), sostiene a spada tratta, come “linea del Piave”, la disciplina dell’abbinamento per sorteggio della correzione degli scritti a una commissione distinta da quella “naturale2 e della pratica prevalente. Alleanza Nazionale ha ribadito le critiche all’impianto del decreto. “Noi riteniamo opportuno l’intervento – ha spiegato Ignazio La Russa – sull’esame forense per rimediare a due ingiustizie. L’alto numero dei promossi al Sud e l’altrettanto alto numero dei respinti al Nord. Le misure ipotizzate, però, non risolvono il problema del turismo forense. Non sarà certo An a far decadere il decreto, ma se non viene ritirato, e si decide di convertirlo, occorre modificarlo perché non si può lasciare al caso l’attribuzione di vantaggi o svantaggi, affidando, per esempio, alla commissione di Milano gli scritti di Catanzaro, o viceversa”. “Vedremo come evolverà il voto sugli emendamenti – ha aggiunto Nino Lo Presti, responsabile per le professioni di An – e ci regoleremo di conseguenza. Certo, se si vogliono evitare sperequazioni di ogni tipo, sarebbe più sicuro istituire un’unica commissione d’esame a Roma”.
 


 
 
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