''In tutti gli atenei italiani si
contano circa 1.500 ricercatori che, pur essendo vincitori di
concorsi banditi negli anni 2002 e 2003, sono costretti a
lavorare in condizioni di precarieta' e senza retribuzione''. E'
quanto sostiene in una nota il parlamentare cosentino Giacomo
Mancini (Ds), facendo riferimento al taglio dei fondi previsti
dalla finanziaria per gli atenei italiani.
''Il paradosso - prosegue Mancini - nasce dal fatto che,
secondo le leggi vigenti, nessun concorso puo' essere bandito
senza copertura finanziaria: pertanto, i fondi necessari a
coprire le suddette assunzioni dovrebbero essere gia'
individuati nella determinazione di spesa di ciascun ateneo. A
cio' vanno aggiunte le centinaia di operatori scientifici a
vario livello che lavorano da anni all'interno dell'ateneo con
spirito di sacrificio ed amore per la ricerca, e che certamente
nutrono aspettative di un futuro lavorativo sicuro e ben
definito''.
Il persistere di questa ''grave situazione - aggiunge il
parlamentare diessino - marchera' ancor piu' in profondita' il
divario tra il nostro Paese ed il resto dell' Unione Europea,
che invece ha la lungimiranza di investire puntando sui propri
cervelli. Il commissario europeo per l'istruzione, a conclusione
dell'ultimo vertice con i ministri dei Paesi dell' Unione, ha
indicato tra le priorita' per la nuova Europa l' investimento in
istruzione, cultura, formazione e ricerca. La Finanziaria 2004
dispone invece un blocco delle assunzioni per ricercatori
universitari gia' vincitori di concorso negli anni 2002 e
2003''.
''Il Governo italiano - ha concluso Mancini - nonostante le
reiterate dichiarazioni per scongiurare il fenomeno della
cosiddetta fuga dei cervelli, dimostra nei fatti un grave
disinteresse verso il settore che, invece, consentirebbe al
nostro Paese di diventare piu' competitivo''.
|