''Dieci anni fa Giacomo Mancini
veniva eletto sindaco di Cosenza. Il primo sindaco votato
direttamente dai cittadini. Tra le tantissime campagne
elettorali affrontate dal leader socialista quella fu,
probabilmente, una tra le piu' impegnative e di conseguenza, la
vittoria che ne segui' fu una tra le piu' esaltanti'': e' quanto
si afferma in una nota della segreteria politica del Pse.
''Quel successo - si aggiunge nella nota - ha rappresentato
per Cosenza l'inizio di una fase di rinascita che ha consentito
alla nostra citta' di migliorare in ogni suo quartiere e di
affermarsi nel panorama calabrese e meridionale. Tante volte
abbiamo sottolineato i meriti amministrativi del decennio di cui
sta per celebrarsi, il prossimo 5 dicembre, l'anniversario.
E tante altre volte, in futuro, lo faremo. Oggi, pero', ci piace
evidenziare il dato politico di quella vittoria che, sebbene
lontano non soltanto nel tempo, ma anche nelle condizioni che lo
fecero maturare, puo' rappresentare un momento non soltanto di
celebrazione, ma anche di analisi e suggerimenti per le
prospettive future. Nel 1993 Giacomo Mancini si presento' da
socialista, orgoglioso di una storia di 50 anni di battaglie
coerenti. Lo fece con coraggio nonostante in quegli anni fu
violenta l' azione giudiziaria e l'attacco mediatico contro
tutti i socialisti. E lo fece nonostante anche contro la sua
persona stava iniziando quella lunga e dolorosa persecuzione
giudiziaria da parte di alcuni magistrati calabresi. Egli si
presento' alla sua citta' da socialista orgoglioso e con la
schiena dritta. Ma anche contro i partiti, primo tra tutti il
suo, che in quel momento vivevano il punto piu' alto di crisi
interna e di afasia nell'elaborazione e nell'innovazione''.
''In quella avventura Giacomo Mancini - prosegue la nota del
Pse - fu affiancato da una lista di giovani militanti socialisti
e riformisti che, insieme a lui, avevano affrontato tante
battaglie e fu sostenuto anche da tanti giovani di destra che
con lui condividevano gli spunti critici contro l' imperante
partitocrazia e auspicavano insieme a lui una svolta nel modo di
pensare la politica e di gestire la cosa pubblica. La campagna
elettorale del 1993 e i due mandati che seguirono consegnarono
un nuovo quadro politico nel quale, molto spesso superando le
indicazioni degli stanchi apparati dei partiti, gli elettori di
parti politiche differenti e distanti, si sentivano uniti da un
comune senso di appartenenza rappresentato da un' esperienza
amministrativa ed anche da una visione politica nella quale
finalmente si sentivano protagonisti. Questo elemento uni'
classi sociali differenti, dai ragazzi delle cooperative ai
giovani professionisti, dal ceto impiegatizio ai fermenti
imprenditoriali, in un unico grande progetto che ha consentito a
Cosenza di diventare leader indiscussa tra le realtą dell'intero
Mezzogiorno. A quel successo contribui' anche la Chiesa che
iniziava a presentarsi moderna e lungimirante, attenta ed
impegnata alla tutela del bisogno e per questo aiutata in modo
aperto e spesso incondizionato da un sindaco laico e socialista.
Il dato politico, emerso in maniera limpida e chiara nel 1993 ma
confermato anche con la vittoria del 1997, seppure in un quadro
di alleanze differenti, puo' rappresentare un punto di partenza
anche per le battaglie future. Oggi infatti la maggior parte dei
calabresi percepisce di vivere in una regione dove la classe di
governo non riesce a tenere il passo di una societa' che cresce,
migliora e chiede dirigenti capaci di essere all' altezza delle
nuove sfide e di proiettarli in una regione che competa con le
migliori realta' italiane ed europee''.
''I partiti - prosegue il Pse - chiusi e ripiegati sui loro
apparati ed impegnati a chiedere spazi per gestire il potere,
senza proporre alcuna visione di sviluppo per il futuro, sempre
piu' spesso non riescono ad interpretare una realta' del genere.
Purtroppo, a questi limiti, non sono immuni i partiti della
sinistra che per definizione dovrebbero essere piu' attenti all'
innovazione e alla modernizzazione della societa'. Nel 1993
Giacomo Mancini seppe leggere quel dato che in grande misura e'
simile a quello attuale e, dall' alto del suo carisma e delle
sue indubbie capacita', seppe condurre la sua citta' ad una
esperienza positiva e, per tanti versi, irripetibile. Oggi la
sfida di una moderna classe dirigente riformista deve essere
quella di aprire un dialogo con i settori migliori del mondo del
lavoro, delle professioni, dell' universita' e dell' impresa,
perseguendo l'obiettivo di rompere quell' isolamento cui, se le
cose dovessero rimanere cosi', la nostra regione sara'
condannata''.
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