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Rassegna stampa [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

(GAZZETTA DEL SUD)
"Io Sindaco? Non mi tirerei indietro"

4/6/2004

Alla roulette delle elezioni provinciali il “Pse-Lista Mancini” punta tutto sul consenso. E se dalle urne uscirà il numero giusto allora scatterà la rivincita nei confronti dei professionisti della distruzione. Consiglieri comunali, candidati e sostenitori del partito si sono ritrovati ieri per respirare un po’ di amarcord e lanciare il guanto della sfida alla giunta Catizone: “Modello Cosenza” contro il salto nel buio, memoria contro il tentativo di rinnegare un patrimonio costruito in dieci anni, continuità contro chi “si è venduto al miglior offerente”. - On. Mancini, chi sono “i professionisti della distruzione?” - Sono tante persone che lavorano non per aprire prospettive di crescita della coalizione ma per relegare la nostra forza politica a livello di semplice testimonianza. - Qual è il ruolo del sindaco in questa trama? - Ritengo che sia vittima di un gioco al massacro. - C’è stato un punto critico che ha provocato il deragliamento del “Modello Cosenza”? - La vicenda del Cosenza calcio rappresenta la svolta negativa. L’Istituzione comunale è stata coinvolta in situazioni dalle quali doveva restare fuori. Da qui le scelte amministrative hanno intrapreso percorsi opposti ai sentimenti diffusi tra i cittadini. Una decisione sciagurata che ha fatto precipitare la credibilità dell’istituzione. E qui i professionisti della distruzione hanno trovato terreno fertile. - Sta parlando del segretario regionale dei Ds? - Il riferimento non è a sigle di partiti. - Lei ha rivendicato un rapporto di rispetto reciproco e dialogo con Minniti... - I guastatori sono trasversali. Ho un ottimo rapporto con i Ds. Apprezzo la loro capacità di lavorare per allargare la coalizione. Pur essendo un partito in crescita hanno eliminato il loro simbolo dalla scheda elettorale, sulla base di una prospettiva più ampia. Qualcuno, invece, in Calabria, anche all’interno dei Ds, sta cercando di emarginare il valore dei socialisti. Tutto il contrario di quello che ha fatto Minniti, il quale ha aperto un canale politico a Cosenza con Giacomo Mancini, con i socialisti a Reggio Calabria. Ora tutto questo sta naufragando. - Che cosa l’ha colpita di più? - Il tradimento di un rapporto che si rifletteva su uno slogan semplice: “Continuiamo il Modello Cosenza”. - Le rimproverano di sfruttare la scia di suo nonno per mantenere posizioni personali, tra l’altro conquistate grazie ai Ds... - Esisteva un diritto di rappresentanza maturato alle elezioni del consiglio regionale, dove con i nostri voti avevamo conquistato un seggio. Poi Marco Minniti mi ha proposto la candidatura. Non dimentichiamo che nel ’96 i Ds, nella quota proporzionale, non hanno portato a casa un deputato. Alle ultime elezioni nazionali il nostro partito ha ottenuto il 25%, la Margherita solo l’uno per cento. - Cosa succederà il 14 giugno? - Penso che i professionisti della distruzione debbano andare a casa. - In caso contrario firmerete la mozione di sfiducia? - I passaggi tecnici li vedremo dopo, il problema è politico. D’Alema nel 2000 ha affrontato la campagna elettorale, non ha avuto i riscontri che si aspettava e si è dimesso. Se un sindaco, alla vigilia delle elezioni, presenta una nuova giunta e poi la coalizione di governo non raccoglie consensi, bisogna trarre le conseguenze: si devono dimettere. - Lei è pronto a candidarsi a sindaco? - Non precorriamo i tempi, ci sono tante ipotesi. - Tra le quali Giacomo Mancini? - Io non mi sono mai tirato indietro. Il mio auspicio è di rimettere in carreggiata questa amministrazione. Ciò può avvenire se si torna a riservare attenzione alle fasce più deboli dei cittadini. Bisogna recuperare il rapporto con tutti. Prima in giunta c’erano le migliori risorse umane di Cosenza. Oggi c’è un recinto. Quando c’era Giacomo Mancini a Cosenza venivano Prospero Gallinari e Pino Rauti. Voglio dire che gli elettori di destra e di sinistra devono avere le stesse risposte dal Comune, invece di subire rappresaglie. - Con l’Assessore Piperno il capitolo è chiuso? - Spesso i giovani rivoluzionari si trasformano in anziani reazionari.
 


 
 
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