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Rassegna stampa [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

(IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA)
MANCINI CHIEDE LA TESTA DI ADAMO

6/7/2004

«L'Unità dei socialisti? Si può fare ma solo in un'ottica europea». Giacomo, l'ultimo degli eredi dei Mancini, deputato eletto nella lista proporzionale dei Democratici di sinistra, frutto di un patto federativo tra Ds e Pse, insieme a Marco Minniti non si tira indietro e guarda con «interesse» l'invito lanciato sabato scorso da Gianni De Michelis a Cosenza. Il percorso sa che non è semplice ma a suo giudizio è praticabile e indica la strada. Il colloquio con Mancini avviene all'indomani dell'intervista del Quotidiano al segretario Ds Nicola Adamo attraverso la quale ha invitato il centrosinistra a lavorare per disaggregare il centrodestra e aprire un dialogo con quelle forze riformiste, a partire dal Nuovo Psi di Zavettieri. Il segretario Ds, comunque, non era stato tenero nei confronti di Mancini per la frattura che si è aperta al Comune di Cosenza. «Alle elezioni provinciali - esordisce Mancini - il Pse si e' confermato il primo partito con il 14,13%, mentre i Ds sono rimasti al palo con il 10,61% confermando il dato delle comunali del 2002 e perdendo metà dei voti rispetto alle provinciali del '99. Inoltre i dati dicono che il Pse passa dal 12,37% delle comunali del 2002 al 14,13% delle provinciali del 2004 e ciò è avvenuto nonostante una campagna elettorale, che Mancini definisce «spregiudicata, dove si è lavorato per distruggerci. Questi non hanno capito che così facendo si distrugge tutto il centrosinistra». L'esponente socialista confessa di averne parlato con Emanuele Macaluso ed «è rimasto scandalizzato». - Lei in questi giorni insiste su un punto: è stato tradito un modello. "E' così. Si è sostituito il "modello Cosenza" con il "modello concorsone" per intenderci; In città ormai regna l'anarchiaŠc'è malessere». - Può essere più preciso? Perché parla di un "modello concorsone"? «La svolta impressa da mio nonno è sotto gli occhi di tutti, lui ha avuto la capacità di far fare un salto di qualità alla città di Cosenza che ha subito una trasformazione inappuntabile, era un modello amministrativo che ha fatto scuola, a cui tutto il centrosinistra faceva riferimento, dove i bisogni della gente prevalevano su tutto». - Ora cosa è cambiato? «Di punto in bianco è stato messo in ombra quel modello e si ascoltano solo i bisogni dei congiunti di alcuni consiglieri comunali, in questo modo si rischia di compromettere un percorso di miglioramento della città e di vittoria di tutto il centrosinistra». - Dall'altra parte sia il sindaco Eva Catizone, che il segretario Ds Nicola Adamo, invece, fanno capire che lo scontro è sulle poltroneŠ «Non è così, lo scontro è sull'impostazione perché si dimentica che il Pse è il primo partito in consiglio comunale. Mio nonno da sindaco chiamò a lavorare con sé il meglio delle professionalità intellettuali della città, docenti universitari, esponenti della cultura, persone sganciate dai partiti che non dovevano rispondere a logiche di mero interesse di bottega. Un metodo che era stato confermato nel 2002. Invece, un mese fa, il giorno di presentazione delle liste per la campagna elettorale, è stato fatto un azzeramento sostituendo gli assessori tecnici con i politici e noi del Pse, ribadisco il primo partito in consiglio comunale, siamo stati emarginati. Messi alla porta. Quando si costruisce una giunta prettamente politica tutti debbono partecipare alle scelte. Le giunte politiche vanno bene se risolvono i problemi della città non per dare lavoro alla moglie di qualche consigliere comunale. In campagna elettorale abbiamo detto questo alla gente che ci ha seguito e ne siamo usciti rafforzati. Ho apprezzato in questi giorni le parole del segretario provinciale della Margherita Bevacqua, dello Sdi Genise, ma Adamo no! Ho fatto trascrivere il suo discorso in consiglio e l'ho mandato a Piero Fassino e a Vannino Chiti così possono constatare l'antisocialismo viscerale che anima il segretario regionale dei Ds nella città più socialista d'Italia. - Adamo dice di aver vinto... «I dati dicono che i Ds perdono dappertutto tranne a Diamante dove c'è una commistione su cui indaga la Procura distrettuale antimafia. Sia ben inteso, questa non è una polemica contro i Ds perché da parte mia c'è un comune sentire con persone come Bersani, Chiti, Fassino. Poi quando sento alcuni dirigenti regionaliŠcon tesi vetero staliniste. .. - Lei dice: mentre a Roma i Ds si sforzano per un dialogo con i socialisti in Calabria si fa l'esatto contrarioŠ «Esatto, guardi cosa fa Fassino. Con un partito in crescita mette il simbolo da parte per allargare la coalizione e viene premiato. In Calabria c'è l'incapacità dei dirigenti regionali di dialogare. Si dimentica che Cosenza è la culla del socialismo calabrese, ma il malessere è diffuso, basta guardare a Crotone con i laburisti di Pino Napoli, a Catanzaro con Rosario Olivo. C'è poi una netta chiusura verso il sindacato, il mondo della scuola atteggiamenti sbagliati che i Ds stanno pagando, non lo dico io ma i dati: tra il 1999 e il 2004 alle provinciali hanno perso il 3% che sono 6876 voti in meno. Se così stanno le cose c'è poco da stare allegri. Se il partito arretra vuol dire che la linea è sbagliata, che gli uomini che hanno fatto quella linea hanno sbagliato e la soluzione è una sola: vanno cambiati. Non dimentichiamo che ci troviamo alla vigilia di un appuntamento importante in cui si giocano i destini della Calabria». - A proposti di elezioni regionali in campo ci sono Minniti e LoieroŠ «Sono due persone di valore, ma non mi va che ogni volta che si fa di più il nome di uno o dell'altro si registrano accuse e attacchi ignobili». - A suo avviso quale strategia si deve dare il centrosinistra per vincere alle regionali? «Partiamo da un dato: c'è un appiattimento di posizioni tra le due coalizioni, tutti la pensano allo stesso modo. Ci sono gruppuscoli formati da 2-3 consiglieri regionali ai vertici i due poli che non vogliono rompere gli equilibri, la contrapposizione è solo sulla carta. Chi ha perso vince lo stesso perché continua a tenersi a galla. I calabresi onesti non meritano tutto questo. Riguardo i socialisti faccio una constatazione: A Cosenza noi del Pse con il 4,92% e lo Sdi con il 9,6%, insieme, diventiamo la prima forza. Un dato che deve essere ben presente per il futuro. Oggi si dice che il centrosinistra alle amministrative ha vinto, ma si dimentica che dal 2000 in poi si è passati da 4 Province su 5 a 3 su 5. Analizziamo per un momento il dato elettorale delle europee: Il centrodestra è al 48%, noi al 44%. Questo è un campanello d'allarme, c'è un gap da colmare, e non ne faccio una questione di nomi ma di impostazione politica. Si vince se si coinvolgono tutte le compagini politiche e, come ho detto prima, è qui che nascono i problemi». - Ritorniamo alla diaspora socialista, come si torna insieme? «Bisogna ripartire guardando a quello che succede in Europa con il Pse che si contrappone al Ppe. Questa è la traettoria. I socialisti che stanno con Berlusconi vivono l'alleanza con sofferenza. Io credo che sia maturo il momento per pensare a un discorso comune che deve avere come bussola il futuro. Dico di no a un Psi sul modello dei primi anni 80 perché oggi non c'è il muro di Berlino e nello stesso tempo non credo all'autonomia dai due poli perché è antistorica. Ripeto basta guardare all'Europa dove i riformisti sono il motore del centrosinistra. Io condivido alcune critiche che Zavettieri fa al centrosinistra calabrese e lo invito a lavorare insieme per cambiarlo».
 


 
 
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