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Rassegna stampa [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

(IL DOMANI DELLA CALABRIA)
LE ANIME SOCIALISTE DIALOGANO

14/9/2004

Senza nulla togliere ai tanti intervenuti all’assemblea dei socialisti della diaspora che si è tenuta ieri pomeriggio al Cinema Italia di Cosenza, ma l’attenzione generale è stata polarizzata da Cesare Marini e Saverio Zavettiere che, alla fine, sono risultati di fatto i leader dei socialisti calabresi dei due poli. Le attese del mondo politico e mediatico erano tante. E qualche risposta è arrivata anche se non si tratta del risultato finale. E’ stato un incontro interlocutorio, ma ormai il ghiaccio è rotto e le tante anime socialiste ora cominciano a parlarsi e, soprattutto, ad ascoltarsi. Marini ha detto: “L’unità dei socialisti si può fare ma servono atti conseguenti, per l’immediato propongo una federazione dei socialisti all’interno del centrosinistra”. Pronta risposta di Zavettieri: “Rinuncio alla posizione di rendita se si vuole costruire la casa dei socialisti, rinunciando ai tricicli e accogliendo i parlamentari socialisti europei nell’Internazionale Socialista all’interno del centrosinistra”. E per essere ancora più chiaro l’assessore regionale ha detto: “Non chiedete a me, a Chieffallo, a Galati con chi staremo. Fra due giorni presenteremo alla stampa il nostro documento programmatico, i nostri contenuti e all’inizio di dicembre ci sarà il congresso dei socialisti che prenderà le decisioni definitive ed esaustive”. Il pomeriggio era iniziato con l’introduzione di Vincenzo Ziccarelli, il quale è un eccellente drammaturgo e come tale è portato ad analizzare gli intrecci umani della vita piuttosto che randellare le emozioni del momento. Un pensiero laico quello dell’ex presidente della provincia di Cosenza la cui mente era forse rivolta verso Goethe, “Tutti i pensieri intelligenti sono già stati pensati; occorre tentare di ripensarli”, quando ha deciso di radunare i socialisti della diaspora ieri al Cinema Italia di Cosenza. A dire il vero le prove generali c’erano state la settimana passata a Montepaone Lido per iniziativa del consigliere regionale Francesco Galati. Lì gli eredi del vecchio garofano si erano riannusati per allenare l’olfatto, capire cioè se c’è ancora compatibilità esistenziale. Ieri invece, rinfrancati anche da una massiccia partecipazione proveniente da ogni angolo della Calabria, hanno avvitato una discussione più organica su un tema che non riguarda solo l’unità dei socialisti, che a taluni appare arduo e comunque sarà il tempo a stabilire l’epilogo, ma si sono misurati su una cosa che si chiama questione socialista. Che non è, come potrebbe apparire a prima vista, uno stato d’animo, un amarcord, un problema aritmetico se è vero, come sostiene il senatore Cesare Marini, il più lesto a fare quattro conti, che i socialisti calabresi di tutte le latitudini hanno raggranellato nelle ultime elezioni qualcosa come il 14%. Una cifra che fa, ad un tempo, rabbia e paura. Rabbia per quello che poteva essere e (sino ad ora) non è stato. Paura perchè, realisticamente, tale volumetria di consensi potrebbe trasformarsi, se non incanalata verso sponde approdabili, in qualcosa di sfuggevole. I socialisti che hanno affollato il cinema cosentino, hanno ben presente questo quadro, pur partendo da posizioni diverse e, magari, navigando per altri mari. E tuttavia il cuneo dell’orgoglio, della pochezza di idee che oggi circola nel mondo della politica, che forse ha spinto e spinge i convenuti di ieri a tentare di fare massa critica nell’agenda politica calabrese. Da qui l’appuntamento affollato di tanti volti noti della prima repubblica: Gaetano Mancini, Pietro Mancini, Ermanna Carci Greco, Tonino Mundo, Sisinio Zito, Pino Iacino, Pino Napoli, Pino Guerriero, Salvatore Frasca, Francesco Galati, Domenico Pappaterra, Luigi Incarnato, Roberto Castagna, Michele Drosi, Luigi Ladaga, Leopoldo Chieffallo, Tonino Leone ed altri. E con loro i figli e i nipoti della grande famiglia socialista dispersa e mortificata nell’anno 1992, a partire da Giacomo Mancini jr che ha fatto un forte discorso in cui ha ricordato polemicamente i Giardini dell’Eden con la mela velenosa, oppure, una dirigenza che sostenne il concorsone. C’è stato anche un toccante messaggio scritto da Sandro Prncipe ricambiato con un forte applauso che ha toccato anche la figura del padre Cecchino. Disaggregando le varie rappresentanze sono affiorate le sigle del momento: dallo Sdi al Nuovo Psi, dal Pse-Lista Mancini a Socialismo e Libertà, dai Laburisti all’Unità dei Riformisti di Guerriero, ai LIberalsocialisti di Enzo Paolini, passando per i socialisti dei Ds e di Forza Italia e concludendo con Franco Corbelli che ha ricordato la sua gioventù socialista. Insomma, la contraddizione plastica di una transizione non compiuta e che tarda a compiersi con grande danno per la democrazia italiana. Certo che se non fosse stato per i capelli bianchi e gli acciacchi, talvolta palesi, la riunione di ieri poteva sembrare un nostalgico “dicevamo”, una carica a molla pronta per agire. In realtà la situazione è ben più complessa perchè se è relativamente agevole intercettare le ragioni della dignità, della solidarietà, dell’offerta riformista, dell’esperienza progettuale, della consuetudine a produrre politica, il discorso fila bene autoalimentandosi nella fiducia reciproca. Ma fare ulteriori passi significa spostarsi dall’attuale scacchiere politico, cambiare posizione. E’ qui il discorso diventa più arduo nel senso che non si può lasciare una posizione senza averne trovata un’altra. I fatti, al momento, sono questi. Il Nuovo Psi stazione nel centro destra per i motivi che tutti conoscono ma reclama la sua libertà d’azione non accettando, e l’hanno sempre detto, la logica del bipolarismo. Zavettieri ha detto che comunque privilegerà l’appartenenza e i contenuti rispetto all’ingessatura degli attuali schieramenti. Lo Sdi è nel patto unitario dell’Ulivo, ma i suoi rappresentanti soffrono, e non fanno nulla per nasconderlo, l’egemonia degli ex comunisti. Altri socialisti cercano di capire quali sono i margini prima di lanciarsi in nuove campagne. Ma tutti questi socialisti stigmatizzano insieme le argomentazioni del segretario regionale dei Ds, Nicola Adamo – ieri sera era il convitato di pietra – che dopo aver mandato segnali di disgelo al Nuovo Psi, ha posto condizioni ritenute capestro dai neo socialisti. Cioè l’abiura. E’ possibile che la posizione dei Ds sia tattica, un pò per placare la base e un pò per stanare i futuribili, immaginifici, alleati. Ma, per altro verso, l’assemblea socialista è speculare rispetto ai Ds, ovvero si manifesta per quello che è: un’arma di pressione per tutta la politica calabrese. E non bisogna meravigliarsi di questo perché la politica è un magma in movimento, anche i cattolici stanno cercando di capire se possono fare prove di dialogo per gli scenari futuri. Ma, molti si sono chiesti: in questa gara c’è spazio per un terzo polo? O terza via che dir si voglia? Nessuno sembra voglia percorrere quella strada. Piuttosto i socialisti cercano di preparare il terreno per un ritorno al proporzionale, alla ricerca della propria identità. Sul piano delle proposte operative non è emerso nulla di organizzativo, ma c’era il tacito e condiviso convincimento che il dialogo può andare avanti. Molto appassionati e argomentati gli interventi di Pino Iacino, Pino Napoli e del già citato Giacomo Mancini Jr. Le conclusioni sono state tratte dall’ex ministro Claudio Signorile. Dunque, all’orizzonte appaiono due scenari. O i socialisti ritrovano l’unità di azione nel centrosinistra, con una propria proposta di candidatura e con super garanzie per quanto riguarda la dignità, i contenuti riformistici, il peso specifico; oppure, se questo incardinamento non decolla o fallisce, Zavettieri potrebbe restare doc’è, a patto di analoghe forme di garanzia rispetto alla priorità dei contenuti programmatici e all’assoluta necessità di renderli applicabili quotidianamente in una logica di profonda trasformazione della regione. BRUNO GEMELLI
 


 
 
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