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Rassegna stampa [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

(IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA)
I SOCIALISTI CHE DIALOGANO

14/9/2004

La grande traversata nel deserto del Seconda Repubblica per i socialisti potrebbe aver raggiunto un punto di approdo importante. Ieri sera a Cosenza nel cinema Italia erano più di mille giunti da ogni parte della regione per ascoltare e pungolare i dirigenti dei diversi partiti a prendere impegni nel nome di quella unità sempre invocata e mai seriamente perseguita. C’erano i big che siedevano nell’assemblea nazionale di Craxi, ma soprattutto donne e uomini che costruirono quella roccaforte elettorale che faceva della Calabria la regione più socialista d’Italia e che qualche mese fa ha fatto segnare alle europee per il simbolo del garofano un inatteso 7 per cento che scombina non poco le carte dei due poli. A chiare lettere si prendono impegni per quello che Pino Iacino chiama “cantiere”. Giacomo Mancini si dichiara pronto a tessere rapporti unitari da subito, Cesare Marini propone una difficile federazione e soprattutto Saverio Zavettieri si proclama disposto a mettere da parte le sue rendite di posizione per costruire un percorso che getti le fondamenta della “casa dei socialisti”. Una platea che deve molto aver inorgoglito e appassionato Claudio Signorile,leader da Prima Repubblica, che nel corso dell’intervento finale usa categorie forti (imbecille e cretino) nei confronti del segretario regionale dei Ds Nicola Adamo, che nei giorni precedenti all’adunata aveva bollato in termini negativi l’annunciata riunione dei socialisti delle disperse tribù. Dopo tanto subire si nota un revanscismo di chi vorrebbe tornare a far pesare l’autonomia, ma le questioni sono complesse. L’assemblea dell’orgoglio socialista si deve alla tenacia di un gruppo di base animato dal drammaturgo Vincenzo Ziccarelli e da Pino Iacino che hanno permesso l’incontro al Cinema Italia. Luogo storico dei congressi socialisti ma qui chiuse anche la sua lunga storia il partito comunista cosentino. Fa un caldo boia e sembra di rivedere il Midas con i big in maniche di camicia, ma i quarantenni di allora sono tutti invecchiati ma non impigriti. L’area generale è tra l’happening del vecchio partito manciniano e la rimpatriata craxiana. Cartelli con frasi di Turati appesi ai muri, i radicali che raccolgono firme per la fecondazione artificiale, gli appelli scritti di chi non è potuto venire. Il sindaco, Eva Catizone, è rimasta molto male per il mancato invito ad un saluto istituzionale che Forza Italia le ha chiesto in occasione del suo congresso. Di lei, parlerà in termini molto acidi, durante il suo intervento Giacomo Mancini, che riferendo dell’esclusione del suo partito dalla giunta, fa riferimento al giardino dell’Eden contrappuntato da risolini divertiti. Si chiama Cecchino Principe alla presidenza, ma non arriverà. Giunge puntualmente invece l’intervento scritto da Sandro. Introduce Vincenzo Ziccarelli che da rodato uomo di teatro insiste sulla manifestazione di unità socialista, raccontando il suo percorso politico non mancando di far autocritica sul tempo che ognuno voleva fregare l’altro. Un sassolino contro quella preferenza unica che vorrebbe abolire e anche la sincerità per come era diventato per breve tempo un Ds. Ci sono poi i saluti di Enzo Paolini promotore di quel gruppo liberalsocialista che nei due minuti a disposizione propone unità e credo libertari, l’esponente di socialismo e libertà, gruppo di Rino Formica e del sindaco di Roccella Zito aderisce e ricorda che a Vibo seimila voti hanno portato due consiglieri provinciali. L’ultimo saluto è del vulcanico e inatteso Franco Corbelli che oltre a rievocare il suo sostegno garantista a Craxi si offre subito per prospettive da terzo polo. Iniziano gli interventi preordinati. Tutti segnati dalla crisi dei poli e dalla possibilità di riaccendere la nuova unificata socialista. Inizia Pino Iacino, ex sindco di Cosenza, dirigente Anas e politico di lungo corso. Ha sulla fronte una benda rimediata per i manifesti che ha attaccato durante la notte. Attacca: “Mi sento a casa” e gli applausi scuotono il cinema. Il caldo sale e Iacino dice: “Questo centrosinistra non ci piace, non ci soddisfa”. Non vuole il vecchio partito, ma un cantiere, anche se alla fine usa il vecchio adagio “ora al lavoro”. Il consigliere regionale Pino Napoli, componente dei laburisti all’interno dei Ds, è più politichese e la formula “Fondere i partiti per fondare il partito” suona troppo da tavolino. Incide molto di più il parlamentare Giacomo Mancini che inanella volti del suo elettorato, loda le buone amministrazioni socialiste della Calabria. Cita i sostegni ricevuti da Boselli e Zavettieri, sostiene che nel processo di unità non servono “abiure é esami del sangue”. Il parlamentare rimprovera Adamo per i pomodori che vuole regalare al Pujia per le prossime regionali e invita a stringersi a corte contro chi teme la riunificazione. Cesare Marini, boss dello Sdi nazionale rivendica l’orgoglio di aver tenuto posizione, di aver detto no alla Cosa 2 e per le regionali chiede le primarie. Il duetto con Zavettieri è di alto rispetto. L’assessore regionale deve ricordare che “il naufrago spesso non può scegliere il suo approdo”. Ma nei tempi le nuove scelte possono maturare per uno che non lavora “né per ilpolo, né per il centrosinistra, ma solo per i socialisti”. Signorile chiude da leader. Ed annuncia un referendum elettorale che vuole demolire il maggioritario, preservando l’alternanza. Sulla proposta hanno già dato l’adesione i centristi dell’Udc, estrema sinistra, insieme a molti laici. I socialisti hanno un altro punto da dove riproporre la loro voglia di unità.
 


 
 
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