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Dichiarazioni [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

Che fine ha fatto il Bonus Sud?

16/4/2003

Il deputato dell’Ulivo Giacomo Mancini jr, ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Economia, On. Giulio Tremonti, per avere chiarimenti sul futuro degli investimenti nelle aree svantaggiate che, a causa dei recenti modifiche legislative, rischiano di essere drasticamente ridotti. Infatti con decreto del Ministero dell’Economia pubblicato sulla G.U. n. 82 dell’8 Aprile u.s. è stato fissato il limite di utilizzo per i crediti d’imposta relativi a nuovi investimenti realizzati nelle aree svantaggiate, maturati prima dell’8 luglio 2002. Il bonus Sud maturato prima della fatidica data di entrata in vigore del decreto-legge 138/02, potrà essere utilizzato per il 2003 nella misura del 10% della quota maturata e per gli anni successivi nella misura del 6%. La drastica riduzione della percentuale di utilizzo sugli importi già maturati, porta come diretta conseguenza l’ulteriore svuotamento di una norma che a forza di modifiche non soltanto ha perso di appeal, ma addirittura si appresta ad arrecare pesantissime conseguenze all’economia delle aree interessate dal beneficio. Sul piano dei diritti acquisiti già le misure stabilite dal decreto-legge 253 del novembre 2002, riprese totalmente nella legge (finanziaria 2003), prevedendo il blocco nell’utilizzo del credito d’imposta non soltanto avevano determinato notevoli difficoltà in merito alla gestione finanziaria delle imprese del Mezzogiorno, a causa dell’improvviso venir meno della possibilità di compensazione del bonus nel modello f24, ma hanno rappresentato anche il segnale di una certa “instabilità” del quadro normativo che può avere riflessi sullo sviluppo delle aree svantaggiate. La portata normativa del decreto 253/2002, infatti, alla luce delle disposizioni contenute nello Statuto del Contribuente, ha lasciato molti dubbi circa la relativa legittimità delle disposizioni introdotte, in quanto sono stati pregiudicati, se pur temporaneamente (fino al 10 Aprile 2003), gli interessi di migliaia di contribuenti. Oggi, alla luce delle disposizioni di riapertura dei termini di utilizzo del bonus e di fissazione di una percentuale stabilita nella misura del 10% dei crediti maturati, lo scenario è veramente drammatico. Non si comprende, infatti, come potranno continuare ad operare le imprese che avevano avviato o realizzato investimenti nel 2002, contando sulle possibilità che derivavano dall’utilizzo della Visco-Sud. Imprese che avevano deciso la realizzazione di nuove strutture produttive nelle aree obiettivo 1, programmando pure l’assunzione di nuovi addetti, per le quali i benefici fiscali in esame sembrano dissolversi tra istanze preventive (introdotte dal decreto-legge 138/2002), procedure informatiche, monitoraggi, sospensioni e riutilizzi in formato ridotto. La semplificazione fiscale ed amministrativa tanto pubblicizzata, sembra dissolversi anch’essa se si pensa che tra le istanze prodotte al 28 febbraio 2003 per il monitoraggio del credito d’imposta, alcune sono state scartate per errori dell’ammontare di 1 euro, o per ritardi nella ripresentazione di istanze già inviate e scartate dal sistema dell’Agenzia delle Entrate, con conseguenza la decadenza del beneficio fiscale già maturato. A questo punto gli unici contribuenti veramente “fortunati” nella corsa all’accaparramento del bonus fiscale, sono coloro i quali, alla luce del decreto-legge 138/2002, avevano inviato prontamente l’istanza di attribuzione del credito d’imposta il giorno 25 luglio 2002. Essi, infatti, nell’anno 2003 potranno utilizzare l’agevolazione nella misura del 35% del credito maturato nell’esercizio, nell’anno 2004 la percentuale di utilizzo è stata fissata nel 70% degl’importi maturati nell’esercizio ed infine nel 2005 la percentuale di utilizzo sarà del 100% sul credito complessivo spettante. E’ chiaro che un siffatto sistema, che privilegia la corsa telematica contro il tempo in danno di coloro i quali non sono riusciti a collegarsi all’Agenzia delle Entrate nelle ore utili, non può considerarsi veramente equo, né in alcun modo rispettoso dei diritti dei contribuenti interessati. Per questi motivi, Giacomo Mancini jr ha interrogato il Ministro dell’Economia, per conoscere, stante anche il silenzio delle associazioni di categoria locali, se e quali iniziative intende prendere per scongiurare l’ennesima beffa commessa ai danni di coloro i quali intendono investire nel Mezzogiorno.
 


 
 
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