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Investimenti e sviluppo in Calabria

15/2/2009

Un recente studio di Bankitalia ha evidenziato la scarsa attrattività della Calabria sugli investimenti diretti provenienti dall'estero.
Questo dato è passato pressoché inosservato anche se, purtroppo, costituisce un segnale assai negativo per le prospettive di sviluppo della nostra regione. Per questo ritengo utile svolgere alcune considerazioni sul tema anche per focalizzarvi una maggiore attenzione soprattutto da parte delle energie che vogliono adoperarsi per costruire un futuro migliore per la nostra terra. Infatti, al momento, il confronto e anche lo scontro tra le forze politiche e non solo continua ad essere incentrato quasi esclusivamente sulla programmazione e sulla gestione di investimenti pubblici, comunitari, nazionali e regionali, destinati alle politiche di sviluppo. E’ stata finora, invece, inadeguata l’attenzione per i flussi di investimento privati che si spostano con grande velocità sui mercati internazionali, che potrebbero essere attratti anche nel Sud e diventare decisivi per lo sviluppo del Mezzogiorno e della Calabria, come è avvenuto anche in Europa in aree che si sono dimostrate particolarmente dinamiche anche se arretrate. Un’altra recente pubblicazione dell’UNCTAD (la conferenza ONU su commercio e sviluppo) ha previsto che il flusso degli investimenti effettuati all’estero dalle multinazionali, a causa della recessione in atto nel 2008, si ridurrà su scala globale del 21%, ma si attesterà intorno a 1.450 miliardi di dollari a livello mondiale. Una cifra, comunque, molto considerevole.
Nei paesi industrializzati gli investimenti diretti esteri si prevede subiranno una flessione ancora maggiore (32,7%) raggiungendo gli 840 miliardi di dollari, di cui 562 miliardi in Europa. Nel 2007 i maggiori flussi in entrata sono stati registrati negli Stati Uniti (232 miliardi di dollari), nel Regno Unito (224) e in Francia (158). L’Italia è riuscita ad intercettare 40 miliardi di dollari. Per quanto riguarda gli anni scorsi in base ad una elaborazione Siemens-Studio Ambrosetti i flussi IDE in percentuale sul PIL nel periodo 2000-2005 hanno raggiunto il valore massimo dell’8,9% in Irlanda, mentre in Italia sono rimati bloccati sotto l’1,2%.
In Italia i flussi di IDE risultano concentrati nel centro nord, soprattutto in Lombardia, che ha fatto registrare una media del 2,8% del PIL nel periodo 2001-2005. Il valore della Calabria è stato invece pari solo allo 0,02% del PIL. Secondo dati diffusi dall’ICE, inoltre, nel 2006 su 7.094 imprese con sede in Italia a partecipazione estera, oltre la metà sono localizzate in Lombardia e solo il 4,5% nel Mezzogiorno. Gli addetti in Italia delle imprese a partecipazione estera sono stati nel 2006 oltre 850.000, di cui circa il 50%, in Lombardia, mentre in Calabria sono risultati pari a solo allo 0,15% del totale (occupati prevalentemente nella Medcenter di Gioia Tauro). D’altra parte la cronica carenza di grandi imprese nel Mezzogiorno emerge anche da un recente studio della Cerved. Su 7628 imprese che in Italia hanno un fatturato superiore a 10 milioni di euro, sono solo 584 quelle con sede nel Mezzogiorno (7,7%). Tra queste 396 hanno sede in Campania, 224 in Abruzzo, 213 in Puglia, 145 in Sicilia, 70 in Sardegna e solo 41 in Calabria. Ecco perché, se si vuole invertire questo stato di cose con l’idea di contribuire ad innescare un processo virtuoso, è utile ritornare sulle prospettive future degli Investimenti Diretti Esteri. Oggi i maggiori paesi produttori di petrolio hanno concentrato enormi risorse in fondi sovrani: secondo alcune stime solo i due maggiori fondi arabi gestiscono oltre 800 miliardi di dollari. Il Sindaco di Milano con Expo 2015 è stata in grado di intercettarne una parte non irrilevante. Se è fuor di dubbio, secondo l’UNCTAD, che nel 2009 la tendenza al ribasso continuerà, le speranze risiedono comunque nelle opportunità di investimento stimolate dal calo delle azioni, nella disponibilità di risorse finanziarie nei Paesi in via di sviluppo e nella rapida espansione delle industrie legate al new deal verde e alle energie pulite. Ecco perché è più che mai necessario favorire nelle regioni meridionali da una parte lo sviluppo dell’imprenditoria diffusa e delle piccole e medie imprese locali, che costituiscono un punto di forza del nostro sistema produttivo, che bisogna aiutare ad innovare e ad internazionalizzarsi. E, dall’altra, diventa prioritaria la realizzazione di piani e progetti finalizzati ad attrarre qualificati investimenti esterni, nazionali ed esteri. L’esperienza dell’Irlanda rappresenta un modello positivo al quale fare riferimento: lì secondo il Centro Studi Confindustria nel periodo 1997-2007 si è avuto il più alto incremento medio del PIL tra i principali paesi industrializzati, pari al 6,6%, contro l’1,5% in Italia (solo il Giappone ha ottenuto un risultato peggiore). In Italia e nel Mezzogiorno non mancano ora gli strumenti per attrarre investimenti e stimolare l’avvio di imprese innovative. Questo obiettivo dovrebbe essere perseguito ad ogni livello, come d’altra parte è previsto nei vari programmi nazionali e regionali. Invitalia (l’Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa) può sicuramente svolgere un ruolo più incisivo, in sinergia anche con l’ICE. Notevoli sono le opportunità offerte dal PON Ricerca e Competitività 2007/2013, che sarà gestito dai Ministeri della Ricerca Scientifica e dello Sviluppo Economico, i cui finanziamenti per 6,2 miliardi di euro sono destinati solo alle imprese localizzate in 4 regioni meridionali (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). Questo semplice dato numerico dovrebbe essere ricordato da chi parla, a sproposito, di un governo nazionale che taglia i fondi per il Mezzogiorno. La Regione Puglia, sotto la guida innovativa di Raffaele Fitto, già nel Programma Operativo 2000/2006 aveva previsto agevolazioni destinate alle multinazionali e anche alle grandi imprese, oltre che ai consorzi di PMI. Ora prevede l’erogazione di aiuti ai programmi di investimento promossi da grandi imprese, da concedere attraverso i Contratti di Programma regionali, nell’ambito del Programma Operativo 2007-2013. Anche in Calabria non mancano gli strumenti ne tantomeno le risorse. Nel POR sono stati previsti oltre ai PIA, anche i Contratti d’Investimento, che rappresentano uno strumento di agevolazione con procedura negoziale, per la creazione o il potenziamento di reti-cluster di imprese nei settori strategici dell’economia regionale o il potenziamento di micro filiere produttive locali. Inoltre nel POR è prevista anche la realizzazione del programma “InvestinCalabria” per l’attrazione di investimenti esterni, tenendo anche conto dell’esperienza di altre regioni. Purtroppo in Calabria, come ribadisce Bankitalia, a mancare sono i risultati. La causa è la scarsa capacità di aumentare l’attrattività dei territori e favorire investimenti di imprese sia locali e sia esterne così da creare un clima di maggiore fiducia per chi intende avviare progetti imprenditoriali. Noi che vogliamo costruire sviluppo in Calabria dobbiamo invertire questa situazione. 
 


 
 
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