Giacomo Mancini jr, deputato al Parlamento, ha ricevuto la risposta all’interrogazione, presentata alcuni mesi fa, sulla situazione del carcere di Cosenza rivolta al Ministro della Giustizia. In aula a rappresentare il Governo era presente l’on. Giuseppe Valentino, Sottosegretario di Stato per la giustizia, che ha affermato “Allo stato, la situazione dell'istituto non solo è migliorata ma si registra un esubero di personale (231 unità presenti rispetto alle 198 previste in organico). Il piano ferie è stato oggetto di intese con le organizzazioni sindacali ed il personale, in linea di massima, è stato messo nelle condizioni di fruire di un periodo di congedo nel lasso di tempo che intercorre fra il mese di giugno e la prima decade di settembre. Peraltro, l'esubero di personale non solo consente la regolare fruizione delle ferie ma limita il ricorso al lavoro straordinario rispetto ad altre realtà penitenziarie. Per quanto concerne infine i rilievi mossi dal comandante del reparto e dall'ufficio servizi per le modalità con le quali vengono elaborate predisposte per i servizi e del personale di polizia penitenziaria si evidenzia che la direzione dell'istituto ha assicurato di aver provveduto a far disporre una votazione delle unità addette all'ufficio servizi deve sensibilizzato il comandante ad una maggiore collaborazione”. La risposta del rappresentane del Governo non ha soddisfatto il deputato di Cosenza, che così ha replicato : “Prendo atto che il sottosegretario non ha risposto alla mia interrogazione. Signor sottosegretario, la situazione di vivibilità nelle carceri italiane è drammatica e Cosenza non fa eccezioni. La struttura, pur essendo stata inaugurata all'inizio degli anni '80, risponde a canoni progettuali risalenti nel tempo e, comunque, precedenti la riforma dell'ordinamento penitenziario. Le celle, quindi, sono piccole. Esiste il drammatico fenomeno del sovraffollamento; infatti, ci sono fino a 5 detenuti in ogni cella, che è di pochi metri quadrati. Non mancano, purtroppo, gravi carenze strutturali; un recente guasto al sistema di riscaldamento ha costretto la direzione a chiudere la sezione femminile. Accanto alle carenze di ordine strutturale esistono difficoltà per quanto riguarda il servizio svolto dagli agenti di polizia penitenziaria, che devono occuparsi di compiti assai delicati, come quelli della tutela dell'ordine e della sicurezza all'interno dell'istituto, del piantonamento, delle traduzioni e della scorta. Per svolgere questi compiti, a volte, a causa della carenza nella pianta organica - che a noi risulta ancora non essere stata risolta in qualche modo - gli agenti di polizia penitenziaria adottano gli straordinari che, però, non risultano ancora pagati. Il merito del funzionamento - che comunque si registra - della casa circondariale di Cosenza è tutto da attribuire alla direzione che con grande sforzo e con grande dedizione, da una parte, cerca di mantenere buoni rapporti con l'amministrazione comunale di Cosenza e si occupa del reinserimento dei detenuti e, dall'altra, sollecita anche il magistrato di sorveglianza, affinché - come dire - nei confronti dei detenuti vi sia un'attenzione maggiore, come disposto dal nostro ordinamento. Signor sottosegretario, in conclusione riteniamo che la situazione nel carcere di Cosenza e, più in generale, nelle carceri italiane dovrebbe rappresentare una vera e propria priorità nell'agenda politica; purtroppo, dobbiamo notare e denunziare che, in questi sedici mesi di attività del Governo, di cui ella è importante membro, nessuna riforma di sistema della giustizia è stata predisposta e nessuna attenzione nei confronti delle carceri è stata dimostrata. In questi sedici mesi è stata varata soltanto una serie di provvedimenti particolari. Vede, signor Presidente - ed ho concluso - noi non siamo tra coloro i quali hanno cantato Bella Ciao la scorsa settimana. Siamo tra coloro i quali, in questi anni, staranno qui a far sentire forte la propria voce e la propria protesta, perché le carceri del nostro paese non si trasformino, come purtroppo sono, in luoghi di tortura e per far sì che si lavori affinché la pena tenda alla rieducazione del detenuto, come previsto dalla Costituzione ma come, purtroppo, poco spesso avviene nel nostro paese”.
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