Giacomo Mancini, deputato al Parlamento, in riferimento ai tagli predisposti dal Governo a danno degli atenei italiani ed anche dell’Università della Calabria, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Il Commissario Europeo per l’istruzione, signora Viviane Reding, a conclusione dell’ultimo vertice con i Ministri dei Paesi dell’Unione, svoltosi a Milano e presieduto dal Ministro Letizia Moratti, ha indicato tra le priorità per la nuova Europa, l’investimento in istruzione, cultura, formazione e ricerca.
Il Governo italiano, però, nonostante le reiterate dichiarazioni per scongiurare il fenomeno della cosiddetta fuga dei cervelli, dimostra nei fatti un grave disinteresse verso il settore che invece consentirebbe al nostro Paese, di diventare più competitivo.
La Finanziaria 2004, infatti, dispone all’articolo 11 un blocco delle assunzioni per ricercatori universitari già vincitori di concorso negli anni 2002 e 2003, sostanzialmente reiterando il contenuto di una norma predisposta già nella finanziaria dell’anno scorso.
La situazione che si è ventura a creare, è emergenziale: si contano in tutti gli atenei italiani circa 1500 ricercatori che pur essendo vincitori di concorsi banditi negli anni 2002 e 2003 sono costretti a lavorare in condizioni di precarietà e senza retribuzione. Il paradosso nasce dal fatto che, secondo le leggi vigenti, nessun concorso può essere bandito senza copertura finanziaria: pertanto, i fondi necessari a coprire le suddette assunzioni dovrebbero essere già individuati nella determinazione di spesa di ciascun ateneo.
In tale situazione è coinvolta, naturalmente, anche l’Unical, considerata da recenti sondaggi al primo posto nella classifica delle università di media dimensione in Italia, nella quale ben 41 ricercatori (di cui 16 vincitori di concorsi nel 2002 e 35 nel 2003 ) patiscono questa ingiusta condizione. A ciò vanno aggiunte le centinaia di operatori scientifici a vario livello che lavorano da anni all’interno dell’ateneo con spirito di sacrificio ed amore per la ricerca, e che certamente nutrono aspettative di un futuro lavorativo sicuro e ben definito.
Il persistere di questa grave situazione marca ancora più in profondità il divario tra il nostro Paese ed il resto dell’Unione Europea che invece ha la lungimiranza di investire puntando sui propri cervelli”.
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