Giacomo Mancini è intervenuto al congresso di Fiuggi prendendo la parola dopo Emma Bonino e prima del segretario Enrico Boselli.
Questo è il testo del suo intervento.
Emma Bonino ha svolto un grande intervento.
E’ bello, per noi socialisti, fare questa battaglia insieme a lei.
Sarebbe ancora più bello, per tutti gli italiani, se Emma Bonino diventasse il prossimo Presidente della Repubblica.
Ne guadagnerebbe il Paese, l’Italia diventerebbe una nazione migliore.
Oggi è un paese meno libero e meno giusto.
Dopo cinque anni di governo le promesse della destra, più lavoro, più ricchezza, più prosperità, sono state tradite.
Gli italiani devono fare i conti con meno diritti, meno opportunità, meno libertà. Purtroppo siamo precipitati ai tempi bui.
Sono tornate ad esistere cause di discriminazioni intollerabili.
Le classe sociali, il censo, il reddito, costituiscono barriere quasi insuperabili nella vita delle nuove generazioni.
Nel nuovo millennio accade ancora che solo il figlio di un notaio può ambire a intraprendere la stessa carriera del padre, mentre al figlio di un operaio diventa sempre più difficile anche fare il mestiere di suo padre.
Questo stato di cose è ingiusto, questo stato di cose è intollerabile.
E c’è di più: perché la situazione grave del Paese diventa drammatica se si osserva il Mezzogiorno d’Italia.
Ecco perché dobbiamo fare ripartire l’Italia ed ecco perché dobbiamo iniziare dal Sud.
La priorità per la Rosa nel Pugno e per tutto il centrosinistra deve essere il Mezzogiorno, che deve rappresentare la vera grande risorsa per rimettere in moto tutto il nostro Paese.
Ed ha fatto molto bene Enrico Boselli nella sua applaudita relazione a dire che la questione meridionale deve tornare ad essere una grande questione nazionale.
Sul Mezzogiorno si misura la cifra del fallimento delle politiche della destra e, insieme, si fissa la potenzialità espansiva della Rosa nel Pugno.
Dobbiamo seguire due traiettorie.
La prima: denunciare gli errori di una classe dirigente incapace, composta da ministri, da sottosegretari, da senatori e da deputati tanto arroganti nelle loro regioni, quanto inconcludenti, incapaci e improduttivi a Roma.
La seconda: correggere le impostazioni sbagliate che provengono anche dai nostri alleati.
Infatti, se è poco attraente un soggetto politico che fa propria la lezione del cardinale Ruini e che si presenta con il volto, o meglio sarebbe dire, con le manette del dottor D’Ambrosio, allo stesso tempo è allarmante l’azione di governo di un soggetto che in alcune regioni del Sud si presenta come un asse di potere che indugia sulle clientele, aumenta il trasformismo, tradisce le speranze delle nuove generazioni mortificandone i meriti e svilendone i talenti.
Negli anni del primo centrosinistra noi socialisti abbiamo avuto il merito, ed Enrico Boselli è stato ancora una volta bravo ed efficace a sottolinearne le capacità dei dirigenti che lo hanno guidato, di unire il paese e di accorciare le distanze tra il Sud e le altre regioni dell’Italia.
Abbiamo realizzato alla guida del paese opere di progresso economico, sociale e culturale.
Oggi abbiamo una nuova sfida dinanzi a noi.
Quella di fare del Paese una realtà più libera, e di dare risposte alle richieste e alle sollecitazioni che ci provengono soprattutto dalle nuove generazioni che chiedono di studiare, di mettere su famiglia, di intraprendere, di viaggiare, di spostarsi, di curare la propria salute.
Amartya Sen parlava di capability, e cioè della capacità di offrire alle nuove generazioni gli strumenti per avere maggiori opportunità e più diritti.
Questa deve essere la nostra bandiera e la nostra bussola ad iniziare dal Mezzogiorno d’Italia.
Noi vogliamo realizzare un Sud più libero. Più libero dalla burocrazia elefantiaca, più libero dalla partitocrazia arrogante, più libero dagli ordini professionali troppo invasivi.
Più libero, compagni e compagne, da una giustizia ingiusta.
E’ questa una grande questione nazionale il cui grido d’allarme si espande dal Nord al Sud.
In Calabria il 16 di ottobre dinanzi al seggio per le elezioni primarie è stato assassinato il vice presidente del consiglio regionale.
Da quel giorno sono venuti in Calabria prima il Presidente della Repubblica, poi il Ministro degli Interni, poi una serie di ministri e sottosegretari.
Tutti a promettere più poliziotti, più carabinieri, più magistrati.
Tutti a dire, tranne noi: “Bravi, complimenti, continuate così”.
E nessuno a riflettere che se la realtà oggi è così drammatica in alcune parti del nostro paese vuol dire che probabilmente nel corso degli anni passati si è sbagliato in qualcosa.
Si è sbagliato ad intervenire come si è intervenuto.
Nessuno a dire che è stato sbagliato investire soltanto in superprocure, grandi magistrati con ampi poteri, super carceri con regimi liberticidi come quello del 41 bis.
E sui pentiti imbeccati soltanto per accusare alcuni dirigenti politici, molti socialisti.
E’ stato un errore.
E nessuno a dire che se si vuole ripartire, che se si vuole investire sulla crescita del nostro paese, bisogna avere la capacità ancora di investire sui cervelli, sulle risorse, sulle capacità.
E’ questo vale ancora di più per le regioni del Mezzogiorno.
Ha fatto bene Enrico Boselli a dire “Scuola pubblica, scuola pubblica, scuola pubblica”, parafrasando Tony Blair che diceva “Education, education, education”.
Da qui bisogna ripartire: più scuole, più edifici, più insegnanti meglio pagati, più istruzione competitiva.
Sono queste le nostre sfide.
Sono queste le sfide della Rosa nel Pugno. Marco Pannella tante volte ha compiuto digiuni per denunciare battaglie di libertà.
Oggi proponiamo a Marco Pannella non più un digiuno, ma una grande abbuffata.
Un’abbuffata di voti, di consensi, di donne e uomini che sostengono la Rosa nel Pugno, per fare del nostro paese una nazione più libera e una nazione più giusta.
Questo simbolo evoca una storia con grandi tradizioni che incita tutti noi a compiere nuove battaglie, che dobbiamo affrontare attingendo alla nostra passione.
Non c’è dirigente socialista che non sia cresciuto e non si sia formato una coscienza politica sui racconti dei nostri padri e dei nostri nonni.
Noi onoreremo quella storia gloriosa scritta dai nostri padri se riusciremo per i nostri figli a edificare un paese più giusto e più libero.
E’ questa la nuova frontiera che abbiamo dinnanzi.
La Rosa nel Pugno la può conquistare.