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Dichiarazioni [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

La questione è solo una: l'affermazione della legalità in Calabria

6/2/2007

Segue il testo dell’intervento che Giacomo Mancini, capogruppo dello SDI in Commissione Antimafia, ha tenuto durante la riunione di oggi.

Signor Presidente, Colleghi,
Sono stato raggiunto da minacce e da inviti, più o meno amichevoli, di non occuparmi più delle cose di Calabria in Antimafia.
Sono già stato vittima di furti sospetti. Temo che i miei telefoni e le mie caselle di posta elettronica siano illegalmente sotto controllo. Sono anche oggetto di una campagna di stampa e di disinformazione in stile Candido.
Sono grato al Presidente Forgione per aver difeso con grande forza l'onorabilità di questa Commissione e le prerogative dei suoi componenti, e di aver diviso in maniera netta la verità documentale dalle falsità. Tanta attenzione nei miei confronti ritengo sia dovuta alla mia attività in Commissione Antimafia e alla mia determinazione nell’affrontare i problemi della Calabria.
Durante i lavori di questa Commissione, in tanti hanno denunciato la pervasività nel tessuto calabrese della ’ndrangheta .
Importante e qualificata da questo punto di vista è stata la relazione del Procuratore Grasso.
Su un punto, però, ritengo che si debba fare di più: sullo studio minuzioso e dettagliato della contaminazione, della collusione e della compromissione di parte dei rappresentanti istituzionali e politici di quella regione con i sodalizi criminali e più in generale con il malaffare.
E' questo il punto che voglio fissare.
Ritengo che la grande priorità, oggi, sia rappresentata dalla affermazione della legalità: una frontiera che in Calabria sopratutto, ma anche nel Mezzogiorno, deve essere conquistata costi quel che costi.
Signor Presidente, Colleghi,
queste mie analisi ampiamente condivise anche oggi in commissione, inspiegabilmente (e dico inspiegabilmente perché so perfettamente quanto stia a cuore al presidente della Giunta Regionale la conquista di maggiori spazi di legalità) hanno scatenato la violenta e scomposta reazione di un rappresentante del governo calabrese che per colpire me ha insolentito la storia della mia famiglia e ha infangato la storia centenaria e gloriosa del partito socialista.
Su questi atti gravi di ostilità giustamente il mio partito, con in testa il segretario nazionale, che io ringrazio sentitamente per questo, ha iniziato e continuerà una forte iniziativa politica. Personalmente ho invece deciso di non rispondere, nè tantomeno di entrare in nessun modo in polemica con quel dirigente.
Ho deciso di attenermi a questa condotta perché è mio dovere profondere ogni sforzo perché l’emergenza legalità in Calabria, che deve diventare una grande questione nazionale, non venga rubricata in una rissa, o peggio ancora un regolamento di conti all’interno della coalizione di centrosinistra.
Sono, allo stesso modo, fermamente convinto che tutti quanti noi onoreremo al meglio l’alto magistero al quale siamo stati chiamati se riusciremo ad impedire che la nostra istituzione venga utilizzata come sede per regolare altre contese, per come è avvenuto in un triste passato.
E', al contrario, mio fermo intendimento innescare un dibattito alto che consenta di portare alla conoscenza del Parlamento di quanto sia terrificante il livello di collusione in Calabria. La situazione in Calabria è drammatica.
La compromissione sfocia nell’affarismo e nell’illegalità.
Siamo al punto che per comprendere le dinamiche delle alleanze tra i partiti e nei partiti non bisogna fare altro che seguire i grandi flussi finanziari. Basta studiare la mappa delle società, dei consorzi, degli studi di consulenza che gestiscono i copiosi finanziamenti dei fondi comunitari, per l'informatica, per i rifiuti e per la sanità. Occorre comprendere bene gli asset affaristici che li governano per avere chiaro come nascono, si alimentano e si fortificano le alleanze nel quadro politico. E di regola queste alleanze travalicano gli schieramenti e sono tanto consolidate e profonde da far risultare poco o del tutto ininfluente l'esito elettorale e il passaggio di alcune forze politiche dal ruolo di governo a quello di opposizione e viceversa.
Questo sistema, questa permeabilità delle istituzioni, dei partiti alla ’ndrangheta che ho tentato di tratteggiare fissa la cifra dell'impegno della Commissione che ha deciso nel corso del suo ultimo ufficio di presidenza, senza alcun dissenso, di acquisire l’insieme della documentazione e degli atti di inchiesta in possesso della magistratura riguardanti amministratori politici e dipendenti della pubblica amministrazione in Calabria , per com’ è stato ricordato agli organi di informazione in maniera esemplare dal Presidente Forgione, così da avere un quadro preciso in vista della prossima missione in Calabria che merita, per usare ancora le parole del Presidente Forgiane che rappresentano una bussola per tutti quanti noi, un lavoro sereno e rigoroso di indagine .
Sono consapevole che questa nostra azione incontrerà fuori da qui ( e mi auguro solo fuori da qui) non poche resistenze.
Tutti quanti noi sappiamo bene che le consorterie mafiose prima di sprigionare la propria violenza assassina ricorrono al dileggio, alla diffamazione, alla calunnia, al tentativo di isolamento politico, sociale e personale.
Ho la netta impressione che anche in questa occasione sia stata messa in campo questo tipo di strategia.
Signor Presidente, Colleghi,
il nostro dovere è di essere più forti e di non fermare in nessun modo la nostra azione.
 


 
 
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