Di seguito l’intervento di Giacomo Mancini al consiglio nazionale SDI del 4 maggio 2007
Compagne e Compagni,
il nostro congresso nazionale è stato un grande successo politico: ha messo il nostro partito al centro del dibattito, ha consentito di guadagnare un nuovo protagonismo mediatico, ha posto la questione socialista come punto centrale di discussione anche per gli altri partiti.
I fatti politici che si sono verificati all’indomani della nostra assise e nelle settimane seguenti hanno confermato ancora una volta la bontà delle nostre analisi rispetto ai limiti politico programmatici del nascituro partito democratico.
Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi.
Il brillante risultato di Segolene Royal.
La decisione di Francois Bayrou di dar vita al Partito democratico di Francia: un partito diverso e distinto da quello socialista.
La sua timidezza nell’appoggiare esplicitamente la candidatura socialista. Le dichiarazioni imbarazzate dell’onorevole Rutelli.
Tutto ciò ripropone il grande e irrisolto tema della collocazione europea del Pd che merita risposte politicamente più consistenti di quelle che l’onorevole Fassino tenta di esibire salendo sul palco del comizio di chiusura della campagna della Royal.
In Italia, la laicità continua ad essere sempre il tema centrale nel dibattito anche a causa delle continue e ormai quotidiane esternazioni delle gerarchie ecclesiastiche che sono arrivate a considerare una esibizione di un comico, neanche tra i più noti, simile ad un attacco terroristico contro il pontefice.
Gli inviti ad abbassare i toni della polemica, provenienti da molti dirigenti dei DS e dei DL sembrano più dettati dalla percezione del forte rischio di cadere tra loro in contraddizione dividendosi tra coloro che si schierano a difesa delle libertà di espressione e coloro che si considerano come veri pretoriani vaticani, che invece dalla volontà di evitare scontri profondi e laceranti nella società.
Gli appuntamenti di piazza del prossimo fine settima completano il quadro delle contraddizioni.
Con esponenti cattolici del centrosinistra e addirittura ministri del Governo impegnati attivamente nell’organizzazione del Family Day che si appalesa sempre più come una manifestazione non a favore della famiglia, ma contro il provvedimento governativo sui Dico.
Anche su questa vicenda impressionano i silenzi, gli imbarazzi e i fastidi con i quali i dirigenti dei DS si accostano alla manifestazione di Piazza Navona che noi socialisti insieme ai radicali stiamo organizzando per invocare la necessità di un coraggio laico nelle scelte che il Parlamento dovrà prendere.
Ai nodi politici irrisolti, i dirigenti del Pd devono aggiungere quelli organizzativi e organigrammatici che stanno emergendo conflittualmente per come anche oggi ci informano i giornali.
E proprio questa debolezza è la causa che spinge molti dirigenti di quei partiti a tentare di colmare quei vuoti di politica con la gestione del potere.
Questo avviene nei comuni, nelle provincie e nelle regioni.
E quanto più aumentano le difficoltà a farsi capire dalla propria gente, tanto più il potere viene promesso e dispensato per convincere o per tacitare le critiche. Ed è cosi che aumentano i fenomeni negativi che diventano degenerazione che ingenera nella opinione pubblica disapprovazione e indignazione.
Le auto blu, le sirene spiegate, le scorte, i codazzi, i portaborse, i privilegi.
Il potere esibito con arroganza e gestito senza qualità si accosta e si aggiunge al familismo amorale.
Il clientelismo diventa affarismo e viene alimentato con il consaciativismo. Chiedo all’onorevole D’Alema che ha giudicato le scelte adottate dal nostro congresso come un rigurgito della vecchia politica oggi pontifica sui giornali:
E’ questa la nuova politica che egli intende perseguire insieme al Pd?
A me, a noi, questa sembra una politica vecchia.
Anzi la parte peggiore di quella vecchia con i vizi peggiori e senza alcuna virtù. La degenerazione che dilaga è causa dell'allontanamento dalla partecipazione alla vita democratica, dalle analisi e dalle scelte che ne seguono, sopratutto dei più giovani delle nuove generazioni che quando vedono i loro meriti e i loro titoli soccombere a vantaggio dell'appartenenza e del comparaggio si rifugiano nell'astensionismo o alimentano l'antipolitica.
Quei fenomeni che il Paese conosce bene e che fanno dire che: la politica è tutta uguale e chi la fa, svolge un'attività negativa.
Noi, oggi, dopo i travagli di questi quindici anni, trascorsi tra sofferenze, umiliazioni, odii e veleni ci sentiamo di avere la forza morale per dire di no che non è vero che le cose stanno così.
Oggi, anche grazie alla condotta e allo stile che ha dato Enrico Boselli, possiamo dire che noi ci sforziamo di non essere come tutti gli altri.
Dentro di noi esiste l’ambizione di tentare di rappresentare un’esperienza differente che compia continui sforzi, che impegni i nostri dirigenti a mettersi sempre in discussione per tentare di conquistare la simpatia delle ragazze e dei ragazzi del nostro Paese, per guadagnare la fiducia di tanti nuovi elettori.
Che faccia loro capire che non c’è attività più bella, più nobile di quella che si occupa dei bisogni degli altri.
È nulla è più gratificante di lavorare affinchè il mondo di domani sia più giusto, più libero, più laico di quello di oggi. Ecco perchè adesso che il nostro partito è impegnato nell'apertura di questo nuovo ambizioso cantiere che vedrà edificare finalmente una grande casa dei socialisti è il momento di dire con orgoglio che la nostra casa poggerà sulle solide fondamenta costituite da valori veri.
I valori di nuova etica pubblica, di una buona pratica di governo, della trasparenza, della correttezza del rispetto delle regole.
Poggerà sui valori della legalità.
Che tante volte, anche purtroppo all'interno del centrosinistra, viene predicata tanto, ma praticata poco.
Anche per questo ritengo che l’ambizione di tutti quanti noi debba essere quella che ci ha guidato nel corso dell’ultima campagna elettorale e che abbiamo ribadito nel nostro ultimo congresso: quella cioè di essere un partito che guarda al futuro.
Un partito con un nome glorioso, con una storia di cui siamo orgogliosi di cui sono orgogliosi i compagni con i quali torneremo a breve a lavorare insieme.
E la nostra storia che oggi ci spinge a sforzarci di rappresentare i settori nuovi della società: quelli più dinamici, ma anche quelli meno tutelati.
La frontiera della Costituente socialista può essere questa: vincere la sfida della modernità.
Il nostro partito possiede donne e uomini capaci di affrontarla con la consapevolezza di poterla vincere.