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Qui sotto l'intervista pubblicata su " La Provincia"
Lei è tra i pochi dirigenti che fin da subito si è schierato contro la decisione del ministro Mastella di chiedere il trasferimento di Luigi de Magistris da Catanzaro. E’ proprio un tifoso accanito del PM napoletano?
Concordo perfettamente con le analisi di de Magistris: in Calabria si è operata una saldatura profonda tra la criminalità organizzata che lucra nel settore del narcotraffico e che può vantare una potenza economica e militare terrificante, e quella che depreda le risorse pubbliche e che ha creato un sistema affaristico capillare poggiato su una rete consociativa trasversale tra i partiti. E poi..
E poi?
Mi piace la sua faccia pulita. E’ quella di una persona perbene che dimostra coraggio e determinazione nel portare avanti un lavoro difficile nonostante abbia contro ampi settori della politica, della magistratura e del potere economico calabrese. E però non mi sento un suo tifoso.
E perché si è schierato a sua difesa?
Insieme al mio partito, siamo impegnati in una battagli a difesa della democrazia e non solo di un PM. L’iniziative del ministro Mastella è stata devastante. E’ stato commesso un attentato contro la democrazia che non soltanto garantisce l’impunità al comitato di affari che in questi anni ha depredato le risorse pubbliche contando anche sulla complicità di settori non secondari della magistratura, ma uccide definitivamente la speranza di quanti vogliono che sia sconfitta l’illegalità e l’immoralità dilagante nei partiti e nelle istituzioni in Calabria
Lei ha anche paragonato l’iniziativa di Mastella al tritolo con il quale la mafia ha trucidato Giovanni Falcone. Non pensa di esagerare?
Niente affatto. Le istituzioni calabresi, compresa la magistratura, hanno una limite di credibilità perché tra i loro rappresentanti sono troppo pochi quelli che fanno il loro dovere. C’è un tasso di affarismo e di spregiudicatezza che supera il limite della decenza. Rispetto ad una situazione così compromessa, le Istituzioni nazionali avrebbero dovuto intervenire con decisione per fare pulizia. Invece non soltanto si sono disinteressate, ma addirittura, attraverso l’iniziativa di Mastella, hanno chiesto che venisse allontanato chi invece svolge con onestà il proprio lavoro. In questo modo si da un colpo mortale alla tenuta democratica di una regione dove la democrazia è già in agonia.
Eppure chi è contro de Magistris la critica dicendo che lei che appartiene ad una tradizione familiare e politica garantista, stia facendo il giustizialista per attaccare i suoi avversari politici.
Ma lo sa quali sono i titoli che possono vantare questi professori che salgono in cattedra per fare lezioni di libertà e di garanzie?
Ce lo dica Lei?
Sono quelli che negli anni novanta hanno portato le manette e il cappio in Parlamento. Che hanno lanciato le monetine contro la sede del PSI. Che inneggiavano con i loro giornali ai magistrati di Milano e di Palermo. Sono quelli che hanno eletto in Parlamento Antonio di Pietro e Gerardo D’Ambrosio.
Sono fatti lontani, adesso avranno cambiato idea?
Assolutamente no! Se così fosse avrebbero dovuto sostenere in Parlamento la battaglia socialista per la divisione delle carriere tra i magistrati che accusano e quelli che giudicano come avviene in tutta Europa. E invece si sono opposti. Così come nemmeno un fiato hanno speso per criticare la tortura legalizzata rappresentata dal regime del carcere duro.
Magari qui in Calabria a destra e a sinistra ci sono sensibilità più attente ai diritti degli individui?
Macchè! Prima delle ultime regionali ci hanno costretto a togliere dalle nostre liste un candidato soltanto perché colpevole di essere chiacchierato: oggi la Calabria ha il consiglio regionale più inquisito d’Italia. Nella primavera scorsa hanno condotto una campagna di odio e di veleni accusandoci di essere ladri e mafiosi. Hanno fatto sequestrare la strada più importante di Cosenza per imbastire contro i socialisti un teorema indegno dimostratosi falso. E potrei continuare. La vuole sapere qual è la verità?
Dica pure?
Parlano di garantismo, e invece pensano solo all’impunità. All’impunità per loro e per il sistema che hanno creato e che ha sottratto alla comunità gli ingenti finanziamenti provenienti dall’Europa destinati alla sanità, ai rifiuti e all’informatica e invece finiti ad ingrassare la mala pianta della mala politica. E continuano a non capire…
Cosa?
Che la loro sconfitta è esclusivamente politica. Non è stata, né sarà decretata dalle inchieste di de Magistris, ma dalla profonda indignazione che monta ogni giorno di più tra i cittadini calabresi che sono esasperati nel vedere una terra allo sbando con il mare fetido, con infrastrutture inadeguate, con una sanità allo sbando e con amministrazioni locali che dilapidano denaro pubblico per accontentare famigli e amici di questa alleanza trasversale.