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Fa bene il Riformista a dirsi vicino ai dirigenti di Confindustria di Caltanisetta e della Sicilia che stanno combattendo con grande coraggio la battaglia per sconfiggere ogni forma di collusione tra il mondo dell’impresa e la criminalità organizzata. E fa ancora meglio a investire sulla lodevole iniziativa editoriale che Paolo Franchi con il grande Emanuele Macaluso, insieme ad Andrea Camilleri e al presidente onorario della Confindustria Mimì La Cavera presenterà sabato prossimo con la nobile ambizione di “dare voce a quella Sicilia che la merita, ma ne ha avuto sin qui troppo poca”.
I fatti di Caltanisetta sono inquietanti: il furto su commissione dei verbali che riportavano l’acceso dibattito tra gli imprenditori nisseni sulla necessità di decretare l’immediata espulsione per quegli associati che decidono di pagare il pizzo fa raggelare il sangue.
E’ importante che fin da subito la Confindustria siciliana abbia avuto al suo fianco Luca Cordero di Montezemolo che anche nel corso della sua audizione in Commissione Antimafia ha ribadito la necessità di investire in legalità e di intessere una stretta alleanza tra quelli che sono i produttori di benessere e chi ha il dovere di produrre legalità.
Questa sfida deve partite dal “l’Isola che c’è”, ma deve comprendere tutto il Mezzogiorno che in larga parte è schiacciato dalla collusione opprimente tra settori delle istituzioni, dei partiti, del mondo produttivo con le cosche.
E dalla Sicilia deve fin da subito deve passare in Calabria che appare sempre più come un protettorato dell’ndrangheta. Quando nel corso dell’audizione in Antimafia ho informato Montezemolo del fatto che nella mia regione c’è una società che edita un giornale il cui direttore generale è condannato in primo grado per usura e il cui presidente del cda è un dirigente nazionale della Piccola Industria ho percepito nel suo volto sofferenza. Quando gli ho comunicato che quel giornale a tiratura calabrese ogni giorno è venduto in abbinata con il Sole 24 ore ho colto in lui la voglia di intervenire fin da subito per correggere una condotta che contraddice la giusta e coraggiosa battaglia degli imprenditori siciliani.
Non dubito che sarà così. Così come mi auguro che i partiti, ad iniziare da quelli del centrosinistra, abbiano finalmente la forza di fissare come primo punto dell’agenda politica la conquista di legalità in territori che ne sono privi.
Giacomo Mancini
Deputato del Partito Socialista
Membro della Commissione Antimafia