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Dichiarazioni [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

Un fiocco azzurro per Spartaco

5/6/2008

Domani torna a casa Spartaco, il mio secondo figlio. Ieri Pietro, suo fratello maggiore, ha voluto che attaccassimo un grande fiocco azzurro al portone per dargli il benvenuto. Spartaco è nato il 5 febbraio. Pesava appena un chilo. Quando insieme a Michela lo abbiamo visto per la prima volta era dentro una incubatrice, aveva un tubo nella trachea che gli permetteva di respirare, un catetere alimentare che gli iniettava le sostanze nutritive nelle vene, un ago conficcato nella testa per le terapie e una serie di elettrodi sul petto collegati ad un monitor che registrava le sue funzioni vitali. Così ha trascoroso i suoi primi mesi di vita: all’inizio nella Tin dell’ospedale di Cosenza e poi al Bambino Gesù di Roma. Entrare nei reparti di terapia intensiva neonatale è un'esperienza che mette alla prova anche i caratteri più forti.
E' tutto terrificante ad iniziare dai riti che i genitori devono compiere ogni volta che vogliono stare vicini al proprio figlioletto: via l'orologio dal polso, via la fede dall'anulare, su il camice, la cuffia e i calzari. Il disinfettante abbondante per lavare le mani e gli avanbracci. Poi subito dentro per correre vicino all'incubatrice che contiene il tuo piccolino. E lì accarezarlo facendo ben attenzione a non spostare tubi e fili,scrutando i monitor che lampeggiano, interrogandosi se il tracciato segnato indichi il meglio, trattenendo il fiato quando suona l’allarme che ti dice che c’è qualcosa che non va. Questi quattro mesi per Michela, che non si è mai allontanata da lui, e per me sono stati lunghissimi: la speranza ha lasciato spesso il posto alla sofferenza e anche allo sconforto. Come quella notte che ho trascorso incollato ad internet per tentare di capire cosa diavolo fosse la retinopatia del prematuro che era stata diagnosticata al nostro bimbo, consultando i siti scentifici e cercando una speranza in quelli messi in rete da genitori che come noi hanno dovuto scontrarsi con l'esperienza di un figlio nato prematuro. Ci sono state settimane, e sono state interminabili, durante le quali Michela ed io abbiamo temuto che nostro figlio non avrebbe visto. E poi quelle dannate infezioni che hanno bloccato il suo apparato digerente, che gli hanno impedito per settimane di bere il latte e che lo hanno portato vicino alla fine. I continui prelievi su un corpicino così piccolo, le dosi massiccie di antibiotici, i rischi che potessero provocare conseguenze negative sull’udito, gli esami audiometrici, la risonanza. Tensione, preoccupazione, speranza sono stati i nostri sentimenti. Li abbiamo condivisi con le mamme e i papà che come noi e insieme a noi hanno vissuto questo steso incubo: abbiamo ascoltato le loro storie, ci siamo confortati e sostenuti a vicenda. Spartaco dovrà affrontere tante altre battaglie e dovrà continuare a lottare per come ha fatto fino ad ora, e, però, finalmente domani torna a casa e questo per noi rappresenta una grande gioia. Ed è per questo che vinco il pudore di rendere pubblici i miei sentimenti per esprimere, insieme a mia moglie, la nostra più profonda riconoscenza verso i medici che hanno curato nostro figlio ad iniziare da Annibale Mari, Gianfranco Scarpelli e Alessandro Tortorella, e tutto il personale medico e paramedico del reparto di neonatologia di Cosenza, che rappresenta un punto di eccellenza della sanità calabrese, e a Carlo Corchia e a tutta l'equipe del Bambino Gesù di Roma. E poi per inviare un messaggio di profonda e commossa vicinanza a quelle mamme e a quei papà che ancora vivono in questo incubo e a quelli che, putroppo,un motivo per vivere lo hanno perduto.
 


 
 
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