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Dichiarazioni [ARCHIVIO ANNI PRECEDENTI]

Ps, la bussola è il socialismo europeo

5/7/2008

 Ascolta l'intervento su Radio Radicale

Di seguito il discorso tenuto da Giacomo Mancini durante i lavori per il Primo Congresso del partito Socialista.


Compagni e compagne,
le elezioni di primavera hanno decretato una sonora sconfitta per il partito socialista. Siamo fuori dal parlamento.
In importanti aree del paese sono stati prosciugati i nostri già esigui giacimenti elettorali. Ad aprile insieme alla nostra sconfitta si è registrata per il vecchio centro sinistra una disfatta di proporzioni storiche che è proseguita anche con le amministrative di Roma e della Sicilia.
Lo stato di salute nel centrosinistra desta preoccupazioni e merita per questo attenzioni. Sinistra arcobaleno divide con noi la mancanza di rappresentanti parlamentari e sta producendosi in una discussione interna che, ci auguriamo, consenta a Nichi Vendola di fissare una traiettoria riformatrice con una prospettiva di governo per il suo partito. Nello stesso PD la dialettica interna è così veemente e articolata che arriva a mettere in discussione tutte le scelte imposte dal suo segretario ad iniziare da quelle sulle alleanze e sull’autosufficienza.
Oggi Walter Veltroni è stato ospite del nostro congresso. Qualcuno di noi dopo averlo ascoltato ha commentato: Veltroni ha cambiato idea e ci propone un nuovo inizio e una nuova collaborazione. Staremo a vedere. E però perché vi sia un cambiamento di linea politica occorre che si pongano in essere differenti comportamenti politici. Ad oggi da Veltroni questi non ci sono ancora stati. Infatti, venire qui come ha fatto Veltroni e dire: lavoriamo insieme, per poi insistere per cambiare la legge elettorale per le europee per impedirci di eleggere la nostra rappresentanza a Bruxelles sotto il nostro simbolo equivale a perpetrare un tentativo di annessione al quale ci siamo opposti ieri, ci opponiamo oggi, e ci opporremo domani. Per noi l’Europa rappresenta un orizzonte imprescindibile non solo la nostra bussola, ma quella del nuovo centrosinistra deve avere in Europa il proprio orizzonte.
In questa prospettiva la nostra voce può essere utile per stimolare l’approdo al socialismo europeo degli altri partner della coalizione che sarà.
Dobbiamo profondere ogni sforzo nei confronti del Pd che ha il pieno diritto di ambire ad allargare i confini della casa del socialismo europeo a patto però che inizi ad entrare dentro quelle mura antiche, ma ancora solide, dentro le quali operano tutti i grandi partiti riformisti del continente. E allo stesso modo, anzi ancora di più, dobbiamo stimolare il compagno Vendola e i compagni della Sinistra Democratica a rompere con le incrostazioni massimaliste e conservatrici e a spendersi nel campo del socialismo europeo insieme a noi e alle forze ecologiste e ambientaliste.
Compagni e compagne,
siamo un partito piccolo che deve avere l’ambizione di parlare dei grandi temi del Paese e deve possedere il coraggio di affrontare le grandi emergenze dell’Italia.
Nella nostra agenda deve essere scritto in caratteri cubitali mezzogiorno.
E’ stato detto con ragione: il Sud non è tutto Gomorra. E’ vero. Ci sono tante energie, tanti talenti, tante intelligenze al Sud. E, però, è altrettanto vero che molta parte delle regioni meridionali sono soffocate dalla camorra, dalla mafia, dalla ’ndrangheta. In quelle regioni gli aneliti di cambiamento sono soffocati dalla potenza economica, militare, e dalle ramificazioni politiche della criminalità organizzata.
Al Sud, in Campania, in Puglia, in Sicilia e nella mia Calabria, le donne, gli uomini, i giovani, chiedono legalità. Legalità non vuol dire evocare le manette, significa battersi per la libertà, i diritti e per garantire a chi non li ha opportunità. Per questo noi socialisti abbiamo bisogno di rappresentare una terza via, una nuova prospettiva di riscatto, tra il giustizialismo becero dell’onorevole Di Pietro e l’arroganza dell’impunità che soffia a destra.
Una via nuova che ci consenta di parlare e di essere credibili nei confronti di coloro i quali vogliono sconfiggere le malvessazioni, il clientelismo, il familismo amorale che purtroppo è praticato e diffuso tanto a destra quanto a sinistra e che condanna il mezzogiorno ad essere il fanalino d’Europa. Per fare questo occorre porre in essere comportamenti coraggiosi e coerenti. Dobbiamo premiare il merito e valorizzare i talenti. Ad iniziare dall’interno del nostro partito. Dice bene Ugo Intini, che ha avuto un giusto tributo dal nostro congresso, “i giovani dirigenti nel nostro partito sono ancora pochi”.
Evitiamo aggiungo io che quei pochi che ci sono vadano via. Compagni e compagne, dobbiamo dare vita a un partito federato che consenta ai territori di prendere decisioni.
Un piccolo partito deve essere agile non solo nella linea politica , ma anche nella definizione del quadro di alleanze. Lavoriamo a un nuovo centrosinistra sapendo che è lì che vogliamo stare non certamente con autosufficienza e autoreferenzialità, ma nemmeno da ospiti mal sopportati, ma, al contrario, come rappresentanti di un partito rispettati e che merita rispetto.
Un partito che è capace in caso di una pervicace ostilità di dare vita a nuove forme di collaborazioni e di alleanze. Compagni e Compagne, stiamo vivendo una fase difficile che impone unità fra tutti quanti noi. Dobbiamo continuare a lottare tutti insieme per il nostro partito. Ce lo impone la nostra storia gloriosa e centenaria, se lo meritano i nostri militanti pieni di passione e lo dobbiamo, consentitemi, anche a quel manipolo di dirigenti che guidati da Enrico Boselli non ha esitato a rinunciare al proprio seggio in parlamento pur di difendere il Partito socialista.

 


 
 
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