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Di seguito l’intervista a Giacomo Mancini di Domenico Martelli pubblicata su Il Domani della Calabria e Mezzoeuro.
Quando ha deciso definitivamente che era il caso di cambiare aria? Chi e cosa lo hanno convinto in modo netto?
Ci racconti un aneddoto
Mi rendo conto che un certo modo di fare politica e anche giornalismo in Calabria riduce tutto al pettegolezzo, all’incontro notturno, alla trama nascosta e però per quanto mi riguarda il mio percorso politico e le mie decisioni sono limpide e trasparenti. Tutto alla luce del sole.
Ci faccia capire
Con il voto di aprile il quadro politico è profondamente cambiato. Ormai anche in Italia si va rafforzando un sistema che poggia su due soli partiti il PD e il PDL. Chi vuole fare politica deve scegliere rispetto a questo nuovo assetto.
E perché lei non ha scelto il PD?
Perchè sarei stato incoerente e avrei tradito la mia storia.
Veramente i suoi detrattori dicono il contrario: il tradimento è stato quello di andare nel PDL.
Ma nemmeno per idea. Il PD in aprile ha fatto una scelta chiara: si è alleato con Di Pietro ed ha lasciato a casa i socialisti così cancellando la nostra rappresentanza dal Parlamento e finendo il lavoro iniziato dalle procure di Borrelli, Caselli e Boemi all’inizio degli anni novanta. E però adesso il rapporto tra Veltroni e Di Pietro sta scricchiolando! Ma nemmeno per idea.
Ha seguito la vicenda della vigilanza Rai? Veltroni si è suicidato per non rompere con l’eroe di Mani Pulite. Anzi diciamo la verità fino in fondo:ormai chi detta la linea a l PD è Di Pietro.
Non pensa di esagerare?
Assolutamente. La piazza, il giustizialismo, l’antiberlusconismo ha sconfitto definitivamente l’approdo riformista di quel partito.
Eppure verso i socialisti l’atteggiamento di Veltroni sembra cambiato?
Bella forza: prima ci ammazza e poi ci manda i fiori. Non si faccia illusioni. Si ricordi la frase di D’Alema: i socialisti nel migliore dei casi sono inutili nel peggiore sono dannosi. Il Pd ha bisogno di mosche cocchiere che lo sostengano ricevendo in cambio modesti strapuntini. La linea della subalternità al PD non fa per me.
E quella che ha sposato Nencini?
Guardi è venuto a Cosenza a farsi applaudire da coloro che avevano infangato Giacomo Mancini da morto definendolo ladro e mafioso. Una cosa ignobile! E per cosa? Per avere un’assessoricchio al comune di Cosenza dove c’è il sindaco peggiore di Italia!
Quella manifestazione al Cinema Italia di Cosenza ha avuto un peso nella sua scelta? Ha fugato anche l’ultimo timore. Essere definito da incalliti antisocialisti “un macigno” sulla strada della loro unità solo perché nella mia attività politica ho difeso, pagandone prezzi enormi, la storia migliore del socialismo calabrese, mi ha fatto capire che lì non c’è alcuna agibilità politica per un socialista che voglia mantenere la schiena diritta.
E quindi l’approdo al PDL: unico riferimento per i riformisti ha detto. Non le sembra di esagerare?
Niente affatto. E per chi, come me, è socialista e può vantare una gloriosa e centenaria storia familiare socialista è naturale stare dalla parte di chi realizza le riforme e contro chi le osteggia. Impegnarsi con chi ha iniziato a cambiare il Paese e contro chi favoleggia di un pericolo per la democrazia e si limita ad agitare la piazza. Considero giusto e coerente lavorare insieme a chi predilige i fatti alle chiacchiere, premia i meriti e taglia gli sprechi, investe nei diritti e nelle garanzie per i cittadini e lotta contro gli ingiusti privilegi delle corporazioni.
I più cattivi dicono che abbia perseguito un suo interesse personale.
Guardi se fosse stato vero avrei aderito al PDL prima delle elezioni politiche. Ha visto che accoglienza che mi hanno tributato?
In effetti a Roma c’era tutto il gotha di Forza Italia in ottica PDL. Il coordinatore Verdini, il capogruppo Cicchitto, il portavoce Capezzone. Un’accoglienza coi fiocchi. Ma che c’entra con la mia domanda?
Beh pensa che se fossi andato da loro prima delle elezioni mi avrebbero negato di continuare a fare il deputato? In effetti… Invece ho scelto di guidare la mia comunità in una battaglia di cui già conoscevo l’esito negativo. E però un dirigente serio deve anche pagare prezzi salati. Io ho rinunciato a fare il deputato pur di non arrendermi all’alleanza Veltroni Di Pietro..
Un Mancini nel centrodestra: un valore aggiunto o un problema?
Intanto non esistono più gli schemi del novecento che servono a connotare destra e sinistra. Se guardo all’Europa vedo Blair innovatore come Cameroon e come Sarkozy. Berlusconi in Italia è un innovatore, Veltroni un conservatore. E poi se la sinistra è Di Pietro a Roma, Loiero in Calabria e Perugini a Cosenza io mi sento profondamente di destra anzi di estrema destra. Eppure si confronterà nella costruzione del PDL con donne e uomini che hanno una storia di destra. Problemi? Assolutamente. Ne sono onorato. Ho sempre avuto rispetto per uomini come Filosa, Valensise Adimari. La loro dignità, l’approccio etico con la politica, la spinta verso una più diffusa legalità rappresentano un punto di riferimento ideale irrinunciabile.
Ed il suo ruolo?
Sono l’ultimo arrivato, e per questo mi impegnerò con umiltà, ma anche con grande determinazione. Insieme ai miei amici voglio portare un contributo per costruire una prospettiva di buon governo anche in Calabria che è soffocata da anni di cattiva amministrazione.
E rispetto alle prossime scadenze elettorali. Sono state fatte tante ipotesi?
Guardi ogni giorno ne hanno scritto una differente. Quella del giorno dopo smentiva quella del giorno prima. Hanno detto che avrei fatto il Presidente della Regione, il Presidente della Provincia di Cosenza, il Sindaco della città, il parlamentare europeo. Lo sa una cosa?
Cosa?
Mi sono un po’ offeso perché non hanno scritto che farò il Ministro. Siccome lo ha fatto prima mio nonno e poi il mio bisnonno, passare come la pecora nera della famiglia non mi sta bene!
A proposito di pecora nera, in conclusione mi permette una domanda particolarmente cattiva?
Spari!
Qualcuno ha scritto che suo nonno si sarà rivoltato nella tomba a saperla nel PDL
Guardi per me sarebbe facile farmi scudo di mio nonno evocando tante sue decisioni controcorrente e lungimiranti come quella di allearsi con dei giovani fascisti nel 1993 che gli permisero di diventare il primo sindaco di Cosenza eletto dai cittadini. E, però, mio nonno non c’è più da sei anni ed è giusto tenerlo fuori dalle vicende politiche di oggi. Anche se...
Anche se?
Ricordo che anche a lui è capitato che critici in malafede e a corto di argomenti lo attaccassero dicendo che il padre, che lui venerava, non avrebbe mai potuto condividere una sua scelta.
E suo nonno come rispondeva?
Se ne infischiava, anzi se ne fotteva e andava avanti. Anch’io me ne fotto e vado avanti per la mia strada.