Edizione 250 del 20-11-2008 L’ex deputato cosentino sceglie Berlusconi. Mancini ai socialisti:“Sto con chi fa le riforme” intervista di Aldo Torchiaro su L' Opinione delle liberta Giacomo Mancini, 36 anni e già due volte deputato, ha un cognome nel Pantheon della sinistra che l’accompagna con amarezza verso la scelta di campo di questi giorni. L’esponente socialista cosentino ha rotto gli indugi: “Entro nel Popolo della Libertà, insieme a tanti socialisti, giovani e meno giovani, che hanno apprezzato il mio gesto e che mi seguono con un entusiasmo che la dice lunga”. E’ un terremoto che dalla Calabria arriva a Roma. Mancini con il Pdl, ma il suo nome è legato alla storia della sinistra. Era una sinistra in cui militavano De Martino, Pertini, Saragat. Non certo Di Pietro, Marco Travaglio e Sabina Guzzanti. Se la sinistra è questa, io sono di destra. Ritengo però che il mio percorso sia coerente: siamo in un sistema bipartitico, non bipolare, e per un socialista è coerente stare dalla parte di chi fa le riforme e non da chi alimenta i livori di piazza. Com’è il Pdl, visto da chi vi approda da sinistra? Una casa molto accogliente. E’ lo stile importante che ha lanciato Berlusconi, quello della casa comune dove costruire un nuovo soggetto politico al quale tante culture diverse devono dare linfa. Sia le forze che sin dal 1994 gli hanno dato un contributo, sia i nuovi compagni di strada, che rispetto alle scelte scellerate di Veltroni di inseguire Di Pietro capiscono che i riformisti non possono che seguire il progetto di Berlusconi. Sono diversi i socialisti con cui si ritrova nel Pdl. Ce ne sono tanti di socialisti al Governo: il ministro Sacconi, il ministro Brunetta, Margherita Boniver e lo stesso Cicchitto… Ma devo dire la verità, è Denis Verdini che ho trovato particolarmente sensibile. Perché al di là della presenza socialista c’è una politica riformista. Chi l’ha colpita di più? Vado controcorrente: mi piace molto la riforma del ministro Gelmini. Presenta con questa sua riforma degli spunti importanti di riformismo autentico. I socialisti non possono che stare con lei che ha ragione su tutta la linea: va contro chi garantisce privilegi per i vecchi baroni e penalizza gli studenti. Cosa contesta alla nuova dirigenza socialista? Di non avere capacità, di non avere progetto, di non avere strategia. Non proprio dettagli, messi insieme, quando si deve fare un soggetto politico. Non parlo per me, sia chiaro: se avessi avuto un obiettivo di ambizione personale avrei parlato ben prima con il Cavaliere. Prima dell’inevitabile schianto elettorale del Ps, per intenderci. Ma ho ponderato con calma le ragioni della scomparsa politica del mio partito: Veltroni ha scelto Di Pietro e ha lasciato a casa i socialisti. Oggi la nuova dirigenza socialista ha deciso di confluire all’interno del Pd. Auguro a tutti loro buona fortuna, ma io ritengo di essere su una linea di perfetta coerenza. Io non vado con il cappello in mano da Veltroni e Di Pietro e forse non è un caso che in tantissimi mi seguono in questa scelta. A partire dalla sua Calabria. La Calabria rappresenta il fallimento delle culture di governo del Partito Democratico. Le forze che oggi compongono il Pd hanno raccolto un ampio consenso nel 2005, ma hanno già ampiamente tradito la fiducia degli elettori. La Calabria è oggi più povera, più sporca, più insicura di quattro anni fa. C’è bisogno di una svolta vera, come quella di chi ha ripulito Napoli e i rifiuti. In questa sfida io darò il mio contributo. E poi c’è l’Abruzzo. Dove si vota presto… Un altro caso emblematico, l’Abruzzo. Dove i socialisti che hanno seguito Del Turco sono stati fagocitati nel Pd, poi tacitati, quindi umiliati secondo un copione già noto. Cos’è successo con Del Turco? Che rispetto all’indagine della magistratura, inconcludente, non c’è stato un esponente del Pd che abbia preso le sue difese: il partito dei magistrati rimane quello. Gli sono stati comminati gli arresti in carcere, poi a casa, e a oggi non c’è l’ombra del corpo del reato. Lo scioglimento del Consiglio Regionale non può essere seguito dalla genuflessione dei socialisti a Di Pietro e a Veltroni così. Come vede il suo impegno nel futuro? Io sono l’ultimo arrivato e lavorerò con grande umiltà alla costruzione di un partito che possa rappresentare tutti i moderati e i riformisti italiani. Noto con piacere che Berlusconi nelle sue scelte sta puntando ad una nuova generazione. Ci sono tanti giovani ministri, l’età media dei dirigenti azzurri è bassa, mentre le oligarchie del Pd tutelano i soliti noti, cioè loro stessi, nel Pdl c’è un ricambio e un investimento generazionale.
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