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I tanti casi di mala politica emersi in ogni angolo del Paese che hanno fatto deflagrare una grave questione morale all’interno del PD, sono stati commentati con grande preoccupazione ovunque all’interno del partito di Veltroni, tranne che in Calabria dove i democratici hanno tirato un vero e proprio sospiro di sollievo. In cuor loro hanno pensato, e hanno fatto poi scrivere dagli organi regionali di loro riferimento, che alla fine, dopo tutto quello che sta emergendo in giro per la penisola, nonostante quello che si è detto e scritto di terribile da quando Agazio Loiero è diventato Governatore della Calabria, loro, i democratici calabresi, non erano poi così male e certamente non così peggio dei loro compagni di partito delle altre regioni non soltanto meridionali. Insomma mentre Giorgio Napolitano da Napoli invocava con energia una forte autocritica da parte delle classi dirigenti meridionali, dalla Calabria il PD rispondeva al Presidente della Repubblica pronunciando una sentenza di auto assoluzione rispetto alle proprie responsabilità. Che sono tante e sono gravissime. Non voglio qui infierire sul lungo, anzi lunghissimo elenco di vicende di carattere giudiziario che vedono coinvolti il Governatore e i suoi più stretti collaboratori. Anzi sarebbe anche il tempo di riflettere su come anche in questa terra di frontiera il sistema giustizia sia lento e produca palesi ingiustizie visto che dei tanti filoni di indagine aperti, ben pochi sono stati portati a conclusione in tempi accettabili e con successo dalla magistratura inquirente che preferisce combattere una guerra intestina tra bande invece di indagare rintracciando mezzi di prova e perseguendo reati per come fanno gli avvocati dell’accusa nei paesi civili. Non è solo sulla questione morale, quindi, ma è soprattutto sulla sfida del governo che il PD anche in Calabria ha fallito. Il terribile stato di prostrazione al quale questa bellissima terra è stata abbandonata dal PD costituisce la più severa delle condanne: in Calabria manca il lavoro per i giovani, non c’è l’acqua nelle case, le infrastrutture sono in uno stato terrificante, il mare è fetido, la sanità devastata, la burocrazia è dominata dai fannulloni, le città sono sommerse dai rifiuti quasi come è stato per Napoli. Ed in più c’è il grande cancro della criminalità organizzata. E tutto ciò nonostante che verso la Calabria viaggino miliardi di euro di finanziamenti europei. E, però, una parte consistente di essi torna indietro per incapacità a spenderli e un’altra parte viene divisa, sminuzzata, parcellizzata, e ancora divisa per soddisfare gli innumerevoli e inutili microinteressi che sostengono e alimentano la fittissima e logora rete clientelare che sfama il vecchio ceto partitico di questa terra. Sarebbe ingiusto, e poco obiettivo attribuire le responsabilità di tutto ciò, solo e soltanto all’attuale governo regionale, e, però, Loiero e il PD molto hanno inciso per peggiorare la già difficile situazione di partenza. E adesso per tentare di attenuare le loro pesanti colpe, spiegano che la Calabria e i calabresi da chiunque saranno guidati nel futuro, continueranno a rimanere vittime di una sorta di dannazione lombrosiana che condannerebbe la mia gente a non poter ambire a ben governare questa terra. Niente di più falso e niente di più offensivo per i calabresi. Oggi la sfida per la Calabria è dimostrare che anche qui si possa fare buona politica. E questa deve essere la sfida del Popolo della libertà. In questi giorni ho respirato un interesse nuovo da parte del popolo di Calabria intorno ai gazebo del PDL e alle manifestazioni che li hanno preceduti. Ho visto ritrovarsi insieme donne e uomini con storie differenti, ma con un unico comune sentire rappresentato dalla voglia di edificare una nuova Calabria che rompa finalmente con il malgoverno, gli sprechi, i disservizi, il clientelismo che condannano questa regione ad essere tra le ultime in Europa. Esiste una grande speranza di cambiamento in Calabria. Sta al PDL interpretarla e guidarla.
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